Gen Z in crisi di proventi, ma la colpa è loro?
Parliamo di cifre che vanno dai 500 euro e fino ad oltre 2.000 euro, e nonostante le cifre siano sostanzialmente relative, solo 1 giovane su 5 pensa a quanti soldi ha a disposizione prima di comprare qualcosa. Ma c’è di più, il 12% dei ragazzi della Generazione Z ricava guadagni da vincite a scommesse, giochi e lotterie, stante soprattutto il fatto che nella società odierna, per avere uno stipendio sicuro e dignitoso bisogna ormai attendere i trent’anni d’età.
È ciò che emerge dall’indagine di Esdebitami Retake, e condotta da Nomisma, sui giovani della fascia d’età compresa tra i 18 e i 25 anni per indagare le abitudini di spesa e la conoscenza della popolazione circa le dinamiche finanziarie, dati presentati in occasione dell’evento “Gen Z e consapevolezza finanziaria tra digitale, tecnologia e new economy”.
L’iniziativa, che rientra nel mese dell’educazione finanziaria ed è promossa dal Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria del ministero dell’Economia e Finanza ha riguardato le attitudini a conoscere gli strumenti di pagamento e risparmio più utilizzati dai giovani, ivi comprese le cryptowallet.
Secondo quanto riportato, in 7 casi su 10 le entrate della Gen Z non sopperiscono le spese, e di conseguenza a supportarli sono i genitori che però “non sempre controllano” le finanze dei loro ragazzi.
In circa 8 su 10 i giovani hanno avuto negli ultimi 12 mesi denaro proprio da gestire in autonomia, con un’entrata media mensile pari a 842 euro tra “stipendi” arraffati, paghetta e regali, scenari completamente distanti da quella che era la situazione solo venti o trent’anni fa quando a vent’anni un giovane era sostanzialmente già nelle condizioni di potersi mantenere, di comprare casa e metter su famiglia. Tutta utopia oggi. Dei denari a disposizione, infatti solo il 57% deriva da piccole attività lavorative, in ogni caso non sufficienti per mantenersi. Meno del 40% dei ragazzi ha infatti un’occupazione lavorativa più o meno stabile, e nel complesso rimane elevato il supporto da parte della famiglia nella copertura delle spese mensili: ben il 62% di chi lavora e il 72% di chi non lavora non riesce infatti a far fronte alle spese mensili, anche per una frequente difficoltà a gestire in modo consapevole l’equilibrio tra risorse disponibili e spese, complice soprattutto una società dove si richiede sempre più specializzazione e dove il titolo di studio delle scuole superiori è ormai svilito e di fatto carta straccia. D’altra parte, vige anche sotto questo aspetto il principio economico della domanda e dell’offerta: quando ad entrare in possesso del titolo è sostanzialmente il 100% della popolazione, senza sconti, ecco che naturalmente il mercato richiede sempre un quid pluris.
Rispetto alle spese, solo il 42% dei giovani tra i 18 e i 22 anni sostiene di valutare attentamente l’opportunità di fare o meno un acquisto in base alle proprie disponibilità finanziarie (39% nel caso di ragazzi tra i 23 e 25 anni). L’accorgimento più comune è quello di fissare un limite di spesa giornaliero o settimanale cercando di non superarlo.
Resta però allarmante che 1 ragazzo su 5 non pensi a quanti soldi abbia a disposizione prima di effettuare un acquisto, magari pensando di andare avanti per qualche tempo “a debito” confidando che presto ci possa essere un’inversione di tendenza, chiamata anche “stipendio dignitoso” e conseguentemente “stabilità economica”.
“La fotografia scattata dall’indagine Nomisma evidenzia una mancanza di consapevolezza delle dinamiche finanziarie molto diffusa tra i più giovani, ma anche in seno alle loro famiglie di origine” ha commentato Luigi Ursino, presidente Esdebitami Retake. “In questo contesto – ha aggiunto – si inserisce l’incontro formativo odierno che, partendo dalle lacune evidenziate, intende trasferire a giovani, docenti e scuole pillole formative utili per gestire le proprie finanze in modo più consapevole, evitando così di commettere errori, fare scelte economiche avventate e cadere in situazioni di sovraindebitamento”.
Per Nicola Ferrigni, professore associato di Sociologia alla Link Campus University di Roma e Direttore Osservatorio permanente sui giovani Generazione Proteo, “nel vissuto dei ragazzi della Generazione Z “prevale la dimensione affettiva e relazionale come dimostra la centralità del rapporto dei giovani con la famiglia, quale principale influencer delle proprie scelte, anche in materia economico-finanziaria”. “La priorità accordata alla sfera valoriale trova riscontro nell’attenzione dei giovani al proprio benessere psico-fisico: il well-being esula infatti da una dimensione materiale, per riconnettersi con la centralità della ‘sfera del sé’, quale punto di arrivo delle scelte e delle proiezioni future” ha indicato inoltre il sociologo, ma tralasciando che tutto ciò, per un giovane, non è necessariamente dovuto ad una incapacità di valutazione, ma molte volte dato dal fatto che alternative non ce ne sono, almeno nella società odierna.
Andrea Valsecchi