Il 62% dell’Irpef sulle spalle dei redditi oltre 35 mila euro
Il sistema fiscale continua a mostrare disuguaglianze significative, con il peso maggiormente gravante sulle spalle dei contribuenti coi redditi più elevati. Lo scenario attuale evidenzia come gran parte del carico fiscale ricada sul ceto medio, mentre l’andamento dei consumi non sembra essere coerente con quanto dichiarato al fisco.
Secondo una recente ricerca condotta da Itinerari Previdenziali, il 62,5% delle imposte sui redditi delle persone fisiche è pagato dal 13,9% dei contribuenti che dichiarano redditi superiori a 35 milaeuro. Allo stesso tempo il 42,5% dei contribuenti dichiara redditi inferiori a 15 mila euro e contribuisce solo all’1,7% dell’Irpef complessiva.
Nel complesso durante il 2022 sono stati dichiarati redditi per un totale di oltre 894 miliardi di euro, generando un gettito di più di175 miliardi di euro, di cui 157 miliardi riguardano l’Irpef ordinaria, 12,83 miliardi l’addizionale regionale e 5,35 miliardi l’addizionale comunale. Questi dati indicano una crescita rispetto all’anno precedente, quando il gettito complessivo ammontava a 164 miliardi di euro.
Il numero di dichiaranti e di contribuenti/versanti (ovvero coloro che pagano almeno 1 euro di Irpef) è in aumento, raggiungendo il valore più alto dal 2008, con 41 milioni e mezzo di dichiaranti e oltre 31 milioni di contribuenti. Tra i dichiaranti il 21,2% attestanoredditi compresi tra 0 e 7.500 euro, pagando in media soltanto 26 euro di Irpef all’anno, e allo stesso tempo 7,8 milioni di soggetti dichiarano redditi compresi tra 7.500 e 15.000 euro (18,8% del totale).
La distribuzione del carico fiscale solleva preoccupazioni sul fatto che solo il 13% della popolazione si faccia carico di quasi metà degli italiani che non dichiarano redditi e che beneficiano di agevolazioni e sostegni senza un’adeguata verifica dei loro reali bisogni. Questo 13% guadagna oltre 35.000 euro lordi, ma non può beneficiare dei tagli al cuneo fiscale in quanto viene considerato troppo ricco e non può difendersi dall’inflazione nemmeno in età pensionabile, sempre a causa della sua considerazione come troppo benestante.
L’analisi condotta da Itinerari Previdenziali evidenzia poi anche un divario significativo tra le entrate contributive e le uscite per le prestazioni pensionistiche, con una disparità più marcata nel Sud rispetto al Nord del paese. A livello nazionale il tasso di copertura dei contributi rispetto alle prestazioni è migliorato, passando dal 76,43% al 80,45% nel 2021. Tuttavia, mentre regioni come la Lombardia e il Trentino presentano un rapporto tra contributi e prestazioni superiore al 99%, in Calabria la copertura è solo del 49,98% e in Sicilia del 61,27%, e oltre il 22% dello squilibrio complessivo di oltre 48 miliardi di euro è attribuibile alla Campania e alla Sicilia. Anche tra le regioni del Nord, il Piemonte presenta una copertura del 72,92% e la Liguria del 64,83%, evidenziando una situazione di forte squilibrio.
I dati attuali mettono in luce la necessità di una riforma fiscale equa e di un’allocazione più efficiente delle risorse per garantire una distribuzione più giusta del carico fiscale e una copertura adeguata delle prestazioni pensionistiche in tutto il Paese. È indispensabile affrontare le disuguaglianze e favorire una maggiore equità nel sistema fiscale al fine di garantire un’adeguata protezione sociale in maniera omogenea e una sostenibilità economica a lungo termine.
Pietro Broccanello