Ambrogini 2023: medaglia d’oro alla memoria per Adriana Mascagni
La voce del movimento di Comunione e Liberazione riceverà il riconoscimento durante la tradizionale cerimonia al Dal Verme di Milano giovedì 7 dicembre, giorno in cui la città festeggia il patrono S. Ambrogio.
Un nome su tutti spicca quest’anno tra le Civiche Benemerenze che verranno assegnate dal Comune di Milano il prossimo 7 dicembre, giorno in cui la città celebra il suo patrono S. Ambrogio. È Adriana Mascagni, la voce del movimento di Comunione e Liberazione, che riceverà la medaglia d’oro alla memoria nel corso della tradizionale cerimonia degli “Ambrogini” al teatro milanese Dal Verme.
Un riconoscimento che arriva a poco meno di un anno dalla scomparsa della cantautrice, avvenuta improvvisamente lo scorso 22 dicembre, e che dice molto di quello che ha rappresentato – e tuttora rappresenta – la sua originale opera, esito di un percorso di fede sempre in divenire, sempre più profondo nella ricerca, a partire da quel primo incontro con il carisma di don Luigi Giussani sui banchi del liceo Vittoria Colonna dove l’iniziatore del movimento di CL insegnava religione. Un incontro-scontro, inizialmente, ma che provoca in Adriana il desiderio di andare più a fondo nella proposta di don Giussani che percepiva “di verità vissuta, si capiva che quello che diceva era lui, era la sua esperienza, era quello in cui credeva, senza mediazioni”. Poi a Varigotti, durante gli esercizi spirituali prima dell’inizio dell’anno scolastico, la svolta decisiva: “Per la prima volta ho capito fino in fondo la verità di quello che lui diceva, più ancora che a scuola. E ho detto ‘sì, questa è la verità’ e su questo mi sono impegnata”.
Così sono sgorgate le canzoni che hanno segnato indelebilmente la storia del movimento, a partire dalla celebre Povera Voce composta insieme a Maretta Campi e poi, per citarne solo alcune tra le più note, Non son sincera, Grazie Signore, Il mio volto, Al mattino, Miserere. Canzoni che oggi, come al momento della loro genesi, traducono in musica l’esperienza autentica di un popolo. Perché scaturivano sì dall’esperienza di Adriana, ma nello stesso tempo “erano passi di una mia verifica che era una verifica comune”, come lei stessa ebbe a dire in occasione di un’intervista rilasciata a Renato Farina. E lei, che proveniva da una famiglia di solide tradizioni musicali, ha fatto del canto lo strumento per raccontare la bellezza dell’unità incontrata e vissuta dentro la compagnia del movimento. “Il canto – spiegò durante un incontro del 2019 con il coro di Gioventù Studentesca – è una cosa fantastica perché in un certo senso è come una piccola sintesi di tutto quello che è la vita della comunità […], l’andare insieme, un cammino insieme, non nel senso di ‘teniamoci per mano’, ma per un valore di unità”.
Un’opera, quella della Mascagni, il cui valore va oltre il perimetro ecclesiastico: “L’Ambrogino d’oro rappresenta il riconoscimento anche nel mondo civile dell’inizio di un’esperienza musicale che era nuova ed impensabile anche solo fino a qualche anno prima – spiega Giuseppe Zola, marito di Adriana -. Aveva qualche precedente in Francia con père Duval prima e padre Cocagnac poi, ma in Italia questo tipo di percorso non era stato ancora iniziato da nessuno e Adriana è stata la prima. Questo ha poi dato vita ad un fenomeno che si è arricchito nel tempo, pensiamo a quanto sia stata importante la presenza di Claudio Chieffo e anche, ultimamente, di don Anas, le cui canzoni sono molto significative”. Quello stesso père Duval che don Giussani aveva fatto ascoltare nella classe di Adriana e che aveva fatto breccia nel profondo del suo animo fino alla commozione per la familiarità con cui dava del Tu a Dio.
“Credo ci sia un altro aspetto altrettanto importante – prosegue Zola -, ovvero che per 25 anni Adriana ha diretto il coro di GS, lasciando un’eredità che dopo la sua morte ho visto essere immensa e indimenticabile per molti. Al funerale, quando il coro di GS si è presentato per eseguire i canti di Adriana, si sono aggregati spontaneamente moltissimi di coloro che avevano fatto parte di quel coro nel corso dei 25 anni e lo stesso è accaduto al Meeting di Rimini in occasione dello spettacolo “Il coro canta Adriana”, un’esperienza molto significativa di unità. Ogni volta che Adriana incontrava qualcuno che aveva partecipato al coro notavo un tipo di entusiasmo insolito, una gratitudine oggi ancora più evidente”.
Al coro, ricorda ancora Zola, sono maturate anche tante vocazioni religiose, segno di come Adriana riuscisse ad entrare in rapporto con i giovani e, attraverso la musica, accompagnarli ad andare più a fondo del proprio desiderio di pienezza. Don Giovanni Fasani lo aveva frequentato nel’95: “Ci ha sempre proposto il suo grande Amore. Con lei era chiaro che, cantando per Dio, eravamo messi di fronte alla questione più seria della nostra vita. Cantare con lei nel coro era un evento di conoscenza, tutti potevamo dire di aver conosciuto un po’ di più il Mistero di Dio”. Adriana, amica del Mistero, come il titolo dell’ultima canzone da lei composta – e del libro curato dai figli Giovanni e Giuditta con testimonianze di e su Adriana, insieme alla sua musica – che custodisce la sintesi di un’appartenenza fedele e certa alla Verità incontrata (“è la canzone del mio oggi, ma il mio presente è tanto più presente quanto più è trasparenza dell’origine”).
“Il significato di questa onorificenza sta perciò nel riconoscere una funzione originalmente creativa con le canzoni, i canti e gli inni, e una funzione educativa nei confronti dei ragazzi che hanno partecipato al coro – conclude Zola -. E credo sia giusto che non solo la Chiesa e il movimento di Comunione e Liberazione, ma una città intera lo riconosca ad Adriana. Un riconoscimento che rafforza in noi l’orgoglio di appartenere alla straordinaria storia del movimento”.
Micol Mulè