Medio Oriente, allarme escalation: l’Iran colpisce in territorio pakistano dopo i raid in Siria e Iraq
Questa settimana i Guardiani della rivoluzione, braccio armato di Teheran, hanno lanciato dei missili balisitici nella zona nord della Siria e su Erbil, capitale del Kurdistan iracheno, dove almeno quattro civili sarebbero stati uccisi. In un comunicato, il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica (Irgc), ha dichiarato di aver distrutto “uno dei principali quartier generali dello spionaggio del regime sionista (Mossad) nella regione”.
Dopo il massacro di Hamas del 7 ottobre, il regime iraniano aveva festeggiato ma contemporaneamente aveva fatto capire che non era interessato a un’escalation “aperta” con l’Occidente. Ora però Teheran sembra aver assunto una posizione più aggressiva. A margine del World Economic Forum di Davos, il ministro degli esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian, ha avvertito gli Stati Uniti di non “legare il loro destino” a quello del primo ministro israeliano Banjamin Netanyahu. L’attivismo di Teheran si spinge oltre il Medio Oriente: questa settimana il Pakistan ha accusato l’Iran di aver effettuato degli attacchi aerei “illegali” contro il suo territorio. Le forze armate iraniane hanno fatto sapere di aver lanciato un attacco missilistico contro una base del gruppo terroristico Jaish al Adl in territorio pachistano. Un’azione che ha suscitato anche la reazione della Cina che ha invitato Pakistan e Iran alla “moderazione”, evitando “atti che possano portare ad un’intensificazione delle tensioni”.
Nel frattempo, da Davos il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha dichiarato che “è stato un grande errore fare a pezzi l’accordo nucleare iraniano. Ora siamo in una posizione in cui non volevamo essere, perchè non abbiamo un’intesa e questo è profondamente spiacevole”. L’alto diplomatico americano, però, continua a lavorare per cercare di pacificare il Medio Oriente: “Ora i Paesi arabi e musulmani sono pronti ad avviare relazioni con Israele mentre prima non lo erano e a fornire garanzie e impegnarsi affinchè Israele si senta al sicuro”, ha spiegato Blinken. La condizione, tuttavia, perché possano stabilizzarsi le relazioni tra Israele e Paesi come l’Arabia Saudita, è l’avvio di un percorso che porti alla “creazione di uno Stato palestinese, perchè non ci saranno l’integrazione e la sicurezza necessarie altrimenti”.