Usa, ancora stallo sugli aiuti a Kiev. Intanto Putin provoca i Paesi Baltici
La vittoria di Trump in Iowa ha riacceso un faro sui rapporti tra Washington e Mosca. Il presidente russo Vladimir Putin, infatti, è tornato a commentare le elezioni statunitensi del 2020, vinte da Biden, definendole truccate e fornendo così un assist alla teoria del complotto di Trump, convinto di esser stato raggirato quattro anni fa. Trump ha ribadito recentemente che va d’accordo con Putin e che, nel caso venisse eletto il prossimo novembre, risolverebbe in un batter d’occhio il conflitto in corso in Ucraina. “Pensa prima di parlare”, ha commentato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
C’è il timore che il ritorno di Trump alla Casa Bianca significhi un indebolimento della NATO e del supporto all’Ucraina, la quale è sempre alla ricerca di aiuti per finanziare la resistenza contro l’aggressione russa. I timori di Kiev per una “disaffezione” dei repubblicani americani alla propria causa persistono. Il presidente americano Joe Biden ha accolto i principali leader del Congresso per rimarcare ancora una volta la necessità di far passare il pacchetto di oltre 60 miliardi di dollari di aiuti all’Ucraina, ancora in stallo. La Casa Bianca ha affermato che “la continua incapacità del Congresso di agire mette in pericolo la sicurezza nazionale degli Usa, l’Alleanza Nato e il resto del mondo libero”.
All’immobilità di Washington sugli aiuti a Kiev corrisponde l’avventurismo (per ora solo retorico) di Mosca. Vladimir Putin ha già dimostrato con l’invasione dell’Ucraina che le sue mire su quella che un tempo era l’area europea soggiogata all’Urss non sono velleità, e ora guarda ai Baltici. In un incontro con alcuni rappresentati delle amministrazioni locali della Russia, l’autocrate del Cremlino ha dichiarato che “quello che sta succedendo in Lettonia e nelle altre repubbliche baltiche, dove i cittadini russi vengono espulsi, ci preoccupa”, sottolineando che si tratta di “una questione relativa alla nostra sicurezza nazionale”. Una frase ha messo in allarme le cancellerie europee anche se arriva dopo un caso specifico, cioè l’espulsione dalla Lettonia di Boris Katkov, un 82enne ex soldato dell’Armata rossa accusato di propaganda filo-putiniana.