Israele, la “controproposta di pace” di Hamas in tre fasi
Dopo settimane di mediazione, Hamas ha avanzato una proposta di pace in 135 giorni da attuare in tre fasi. Si tratta in realtà di una controproposta a quella presentata la scorsa settimana dai negoziatori di Qatar ed Egitto con l’appoggio di Stati Uniti e Israele. Una bozza del testo presentato da Hamas è stato visionato da Reuters e prevede tre fasi di quarantacinque giorni ciascuna. Nella prima fase è prevista la liberazione di ostaggi israeliani: donne, maschi sotto i 19 anni, anziani, malati, in cambio di prigionieri donne e minori palestinesi. Nella seconda fase è previsto un ulteriore scambio: i rimanenti ostaggi israeliani in cambio di una serie di detenuti palestinesi alcuni dei quali condannati all’ergastolo. Secondo indiscrezioni, Hamas punta al rilascio complessivo di oltre 1.500 prigionieri.
Nella terza fase è previsto lo scambio dei corpi dei defunti ma soprattutto Hamas chiede la ricostruzione degli ospedali e 500 camion di aiuti al giorno per la popolazione della Striscia di Gaza. Il gruppo terrorista palestinese chiede rassicurazioni sul fatto che i soldati israeliani usciranno dalle aree popolate della Striscia e si aspetta che entro l’ultima fase della tregua le due parti abbiano trovato un accordo per decreti la fine della guerra. La proposta è al vaglio delle autorità di Tel Aviv e le speranze sono quelle di trovare un punto di incontro a metà strada dal momento che alcune richieste appaiono irricevibili. Hamas, infatti, avrebbe richiesto anche che venga impedito l’ingresso degli ebrei alla Spianata delle moschee, secondo quanto riferito la tv Kan ripresa dall’Ansa.
La strada rimane in salita. Muhhamed Nazzal, membro senior dell’ufficio politico di Hamas, ha dichiarato ad Al Jazeera che “nessuno dei dettagli” della controproposta “può essere oggetto di compromesso”, definendo “ragionevoli” le richieste del gruppo terroristico. Per quanto riguarda la sorveglianza del rispetto dell’eventuale accordo di pace, Hamas avrebbe richiesto cinque garanti: Egitto, Qatar, Turchia, Russia e Onu. Nazzal, tuttavia, ha detto che si aspetta l’avvio di una “trattativa” e che “eventuali ostacoli” in fase di negoziazione possono esssere “risolti” per giugnere ad un accordo finale.