Rafah, l’esercito israeliano libera due ostaggi di Hamas. Crosetto: “È il momento di mettere fine al conflitto”
Nella notte tra domenica e lunedì le Forze di Difesa israeliane, dell’Agenzia di Sicurezza Shin Bet e della polizia israeliana hanno liberato due ostaggi israeliani, tenuti prigionieri nella città di di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Rapiti nel massacro del 7 ottobre, Simon Marman, 60 anni, e Louis Har, 70 anni, sono potuti tornare a casa dopo 128 giorni di prigionia. Il portavoce delle forze armate israeliane, Daniel Hagari, ha detto che l’esercito ha lavorato “per molto tempo” a questa operazione speciale, che è stata preceduta da un intenso bombardamento. La situazione, però, rimane complicata.
Il premier Benjamin Netanyahu ha annunciato la volontà di dare avvio a un’invasione di terra di Rafah, l’ultima grande città della Striscia di Gaza che Tel Aviv non ha ancora attaccato con forze di terra e dove si sono rifugiati oltre un milione di palestinesi, trasformando la città in un enorme campo profughi. L’attacco via terra dovrebbe essere imminente mentre le forze aree stanno già colpendo la zona. Secondo quanto riferito ieri mattina dalla Mezzaluna Rossa Palestinese, gli attacchi aerei di Israele su Rafah hanno provocato oltre 100 morti. In un colloquio telefonico di qualche giorno fa, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, pur continuando a garantire il sostegno alla lotta contro Hamas, ha spiegato a Netanyahu che non dovrebbe invadere Rafah “senza un piano credibile” che preveda la messa in sicurezza di tutti i palestinesi civili lì presenti.
Nel frattempo, secondo il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, “è il momento di mettere fine al conflitto”. In un’intervista a La Verità, Crosetto insiste sulla necessità di una “strategia seria per il dopo conflitto”, in mancanza della quale il “comportamento di Israele” rischia di essere “controproducente”. Il ministro della Difesa definisce l’Italia un Paese amico di Gerusalemme ma allo stesso tempo dichiara che anche i sostenitori più convinti di Israele vogliono “una tregua che ponga fine al massacro dei civili”. Per Crosetto, un conto è bandire Hamas, ma eliminarne ogni membro “non è possibile”. La soluzione? Cominciare a parlare seriamente dell’opzione ‘due popoli, due Stati’. Rimane un grande punto interrogativo sulle garanzie di sicurezza per Israele, uno Stato che stava trovando una sorta di distensione e convivenza con alcuni vicini mediorientali ma che rimane sotto pressione dei gruppi terroristici spesso finanziati dal regime iraniano che non ha mai nascosto la volontà di spazzare via lo Stato ebraico.