Partite Iva: nuovo boom, ma cambiano le professioni
Il mercato del lavoro registra un nuovo boom del popolo delle partite Iva: a confermarlo sono i dati della Ggia di Mestre, secondo cui è stato sfondato il muro dei 5 milioni di liberi professionisti.
La comparazione dei dati è riferita al periodo pre covid ed evidenzia anche una mutazione nelle categorie professionali che adottano la libera professione.
Vent’anni fa le cifre erano ancora più alte, attestandosi a una popolazione di oltre 6,2 milioni di liberi professionisti; successivamente tra il 2014 e il 2022 il numero di lavoratori autonomi aveva registrato un calo di quasi mezzo milione di lavoratori.
In particolare, erano calate le partite Iva nelle attività più “classiche”, tra cui gli agricoltori, che perdono 33.500 unità(-7,5%) e i commercianti, il cui contingente diminuisce di oltre 200.000 addetti (-9,7%).
In aumento, invece, i profili di consulenti, amministratori di condominio e operatori della rete e del web.
La ripresa post pandemia ha generato, di conseguenza, una ripresa di posizioni libero professionali in linea di tendenza con la crescita, caratterizzata in particolare nelle aree più vivaci del Paese, in particolare nel Nordest.
Da registrare, comunque, sono i livelli di crescita delle partite Iva su base regionale, che vedono una tendenza accentuata un po’ a macchia di leopardo, in cui figurano nei primi nove mesi del 2023 il Molise (+8,4%), la Liguria (+8,2%), la Calabria e l’Emilia Romagna (+5,6%). In controtendenza troviamo l’Abruzzo (-4,9%), l’Umbria (-5,6%), il Trentino Alto Adige (-8,4%) e le Marche (-10,1%).
Il calo dei liberi professionisti nelle mansioni più tradizionali, agricoltura e commercio, registrano un trend abbastanza omogeneo a livello nazionale, con una media di partite Iva in meno che si attesta intorno al 13/15%, con dati leggermente migliori (-6,9%) nelle regioni del Sud Italia.
Scendendo ulteriormente in dettaglio, l’analisi Cgia Mestre vede tra le provincie con maggior calo di addetti Vercelli (-21,6%), Massa-Carrara (-20,1%), Biella (-19,4%), Alessandria (-19,3%) e Rovigo (-18,3%).
Sempre secondo la Cgia, la crescita delle nuove partite Iva è direttamente ascrivibile oltre che alla ripresa post Covid, anche all’introduzione del regime forfettario per coloro che hanno un ricavo inferiore a 85mila euro.
Altro elemento da stigmatizzare e sicuramente da approfondire, è relativo alle “false partite Iva”, per le quali si teme che il boom dello smartworking abbia drogato l’apertura di partite Iva con una stima di circa 500mila unità.
Anche il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, è intervenuto commentando con soddisfazione il trend di crescita delle partite Iva, sostenendo che anche i benefici della flat taxabbiano prodotto un effettivo beneficio. In particolare per l’incremento al tetto fatturabile in regime agevolato fino a 85 mila euro.
Pietro Broccanello