Occidente: il passo storico della Svezia e il nuovo Ufficio europeo per l’innovazione della Difesa a Kiev
Basta una guerra al confine per modificare uno status secolare. Con il voto favorevole del parlamento ungherese, la Svezia entrerà ufficialmente nella Nato, abbandonano 200 anni di neutralità. Dopo il crollo dell’export di gas verso l’Europa e un (lento) processo di riarmo dei Paesi Ue, un’altra conseguenza diretta della guerra scatenata da Putin contro l’Ucraina è l’allargamento dell’Alleanza Atlantica che annovererà 32 membri tra le sue fila. “Non piacerà alla Russia”: così il primo ministro svedese, Ulf Kristersson, ha commentato la notizia, aggiungendo che i russi “non gradiranno nemmeno che la Finlandia diventi un membro della Nato”. Quello della Svezia è “un grande passo da prendere sul serio” ha spiegato il premier svedese, spiegando tuttavia che si tratta anche di “un passo molto naturale che compiamo; l’adesione alla Nato significa che ora torniamo a casa per la cooperazione di un gran numero di democrazie per la pace e la libertà”.
Nel frattempo, dopo il passo lungo di Emmanuel Macron sull’ipotesi di mandare truppe Nato a Kiev, ieri Ursula von der Leyen, ha rilanciato. La presidente della Commissione Europea ha annunciato che Bruxelles aprirà un Ufficio per l’innovazione nel settore della Difesa a Kiev. “Ciò avvicinerà sempre più l’Ucraina all’Europa e consentirà a tutti gli Stati membri di attingere all’esperienza e alla competenza dell’Ucraina sul campo di battaglia, nell’innovazione della difesa industriale”, ha spiegato von der Leyen alla plenaria del Parlamento Ue. Allo stesso tempo, la presidente della Commissione Ue ha invitato a “iniziare un dibattito sull’utilizzo dei profitti derivanti dal congelamento dei beni russi per acquistare equipaggiamento militare per l’Ucraina”.