Da Torino a Milano: il viaggio del Pinguino tra tradizione e innovazione
Il trasferimento di proprietà dell’81% di Pepino, celebre produttore del Pinguino, al gruppo Eurofood, segna un’importante evoluzione nel panorama dolciario italiano. Con sede a Milano, Eurofood, un colosso che gestisce brand di rilievo internazionale come Starbucks, Chupa Chups, Heinz e Gigante Verde e vanta un fatturato annuo di circa 115 milioni di euro, mira a potenziare la diffusione del Pinguino, una delizia gelata nata nel cuore di Torino, su scala nazionale e internazionale nel segmento premium dei gelati.
Il Pinguino, gelato su stecco ricoperto di cioccolato ideato nel 1938 da Giuseppe Feletti, rappresenta un pezzo di storia torinese. Feletti aveva preso in gestione la storica azienda fondata da Domenico Pepino nel 1884, divenuta nota per i suoi gelati artigianali, apprezzati perfino dalla Real Casa. La sede storica in Piazza Carignano, Torino, testimonia ancora oggi l’eredità di queste origini, rimanendo di proprietà della famiglia Cavagnino.
Sebbene la proprietà passi sotto un’entità milanese, le operazioni di produzione e le attività gestionali continueranno a essere radicate a Torino, mantenendo un forte legame con il territorio d’origine. Alberto Mangiantini, confermato amministratore delegato, e la famiglia Cavagnino, detentori di quote minoritarie, rimangono figure chiave nella gestione, preservando così la continuità aziendale e la tradizione.
Questo passaggio di testimone, sebbene possa essere percepito da alcuni come un “scippo” di Milano a Torino, rappresenta un’opportunità di crescita per Pepino, che con un fatturato annuo di 3 milioni di euro, potrà beneficiare delle risorse e della rete distributiva di Eurofood per espandere la propria presenza e il proprio riconoscimento, seguendo un percorso già tracciato da realtà come Grom, acquisita da Unilever nel 2015. Queste mosse riflettono una tendenza all’espansione e all’internazionalizzazione di marchi storici italiani nel settore alimentare, promettendo una nuova fase di sviluppo pur mantenendo vive le radici e l’identità che hanno fatto la storia di questi prodotti.
Foto di Uliana Kopanytsia su Unsplash