Secondo il Rapporto Annuale dell’Istat, dopo il crollo dovuto al Covid-19 nel 2020, la nostra economia ha continuato a crescere a un ritmo di gran lunga superiore rispetto alla media europea. Si registra una crescita del PIL dello 0,9% con un aumento dell’occupazione del 2,1% nel 2023, raggiungendo la quota del 61,5% della popolazione compresa tra i 15 e i 64 anni.
Per contro, il Rapporto evidenzia alcune criticità, dimostrando come “la buona performance dell’economia e del mercato del lavoro negli ultimi anni non è riuscita a intaccare le disuguaglianze economiche”.
La povertà assoluta interessa il 9,8% della popolazione e l’incremento ha riguardato principalmente individui in età lavorativa, testimoniando come il reddito da lavoro dipendente non sia più in grado di garantire una serenità economica.
L’inflazione infatti ha avuto effetti maggiori per le famiglie meno abbienti, soprattutto per le spese alimentari ed energetiche, dove si registra una perdita percentuale pari a 1,5% del potere di acquisto dal 2019 e un crollo del 4,5% nell’ultimo decennio, a fronte di retribuzioni orarie che in Italia crescono a un ritmo inferiore rispetto ai prezzi al consumo. Questo scenario interessa, accanto alla classe operaia, anche la popolazione laureata (34% totale degli occupati) che ha una preparazione superiore rispetto al tipo di lavoro che si ritrova a svolgere e al livello di inquadramento che le viene riconosciuto.
Nonostante l’aumento dell’occupazione generale, la percentuale di coloro che si trovano in stato di inattività tra i 15 e i 64 anni resta il più alto dei Paesi Ue, 33,3%. Dal Rapporto emerge inoltre come il Reddito di Cittadinanza abbia aiutato molte famiglie ad uscire da una situazione di povertà, percentuale quest’ultima che diversamente sarebbe stata superiore di circa 3 punti percentuali nel 2022.
Infine, a destare preoccupazione è anche il calo del 22,9% della popolazione giovanile tra i 18 e i 24 con un aumento di cittadini over 65 anni e un’aspettativa di vita che arriva a 83,1 anni. All’aumento della popolazione anziana si associa una diminuzione del tasso di natalità, dovuto alla decisione di sempre più giovani di ritardare il matrimonio a un’età media di 36,5 anni per lo sposo e 33,6 per la sposa.
Emma Delfrate