Durante il Festival del Lavoro tenutosi a Firenze la scorsa settimana, la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro in collaborazione con Confapi ha presentato un’indagine che ha coinvolto un campione di 488 imprese del settore manifatturiero volta ad indagare la relazione tra piccole e medie imprese e l’intelligenza artificiale.
Dal rapporto è emerso l’interesse delle PMI italiane a sfruttare le potenzialità offerte dai nuovi sistemi di IA. L’11% delle imprese coinvolte ha già adottato sistemi di IA e il 29,7%, circa un terzo del campione, si sta impegnando nella realizzazione di progetti pilota o sta partecipando ad attività formative e informative a riguardo.
Tra gli ambiti di applicazione al primo posto si trova l’analisi dei dati (29,7%) e, a seguire, si trovano i sistemi di automazione dei processi (17,4%) o di assistenza alla clientela tramite chatbox o simili (15,5%). Queste applicazioni apportano una significativa diminuzione del carico di lavoro dei dipendenti e un aumento della qualità del lavoro dovuto all’introduzione di sistemi in grado di sgravare da azioni ripetitive e monotone.
Secondo il 48,6% del campione, l’ostacolo principale sembra essere la scarsa conoscenza dei nuovi sistemi, ma non la perdita di occupazione. Infatti, è il 45,5% degli intervistati a credere che vi sarà un incremento dei livelli di occupazione in futuro.
Tuttavia, come afferma il Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca “La formazione è in assoluto lo strumento che può accompagnare maggiormente lo sviluppo dell’IA nelle imprese e mitigare, al tempo stesso, i rischi che potrebbero derivarne”.
Risulta dunque cruciale la formazione delle risorse all’utilizzo dei nuovi strumenti digitali, ritenuta indispensabile dal 35,7% degli intervistati. Anche le azioni di reskilling, di ricollocamento dei lavoratori e l’avvio di consulenze specialistiche per la gestione delle innovazioni sono reputate determinanti dal 18,2% delle aziende coinvolte.
Emma Delfrate
