La misura era attesa da anni, ma in ogni caso lo scompiglio nella maggioranza è elevato.
La prima reazione è arrivata da Forza Italia, che ha subito sancito la propria contrarietà “da sempre” al redditometro, seguita dalla Lega che ha rimandato la palla a FdI. Il partito di maggioranza relativa è stato infatti invitato a chiarire la posizione, per la quale si attende una spiegazione entro venerdì. “L’inquisizione è finita da tempo” e “controllare la spesa degli italiani, in modalità Grande fratello, non è sicuramente il metodo migliore per combattere l’evasione” hanno dichiarato dal Carroccio.
Ad infastidire gli alleati, peraltro, non sarebbe stato tanto il contenuto in sé quanto il tempismo con cui si è sbloccata una vicenda che appunto, aveva atteso anni: il provvedimento, infatti, è datato 7 maggio, ma da quella data, in due settimane, nulla era fuoriuscito dal gruppo di Giorgia Meloni, sostanzialmente tenendo all’oscuro gli alleati di Governo.
È pur vero che anche la Corte dei Conti aveva sollecitato l’attuazione del decreto ministeriale approvato dal Governo Conte I nel 2018, delimitando gli elementi indicativi della capacità contributiva dei cittadini, con ad oggetto il “regolare il superamento” del Redditometro varato dal Governo Renzi.
Insomma, poche colpe vanno all’Esecutivo in corso, se non quello della trasparenza in primis rispetto a chi siede a fianco a palazzo Chigi. La stessa Giorgia Meloni avrebbe parlato con il viceministro Leo, e nei prossimi tre giorni avrà modo di valutare eventuali contromosse per evitare ripercussioni di qui al voto dell’8 e 9 giugno. Esatto, perché se da un lato il viceministro avrà il gravoso onere di chiarire la questione a Montecitorio, la contromossa è quella di evitare ripercussioni in tema di consensi proprio per le imminenti elezioni europee.
Dalle opposizioni sale il coro unanime: “La maggioranza è in tilt”, denunciando il “molto grave” utilizzo delle “istituzioni per propaganda elettorale”. Si “fingono liberali ma sono solo statalisti. E stanno seguendo le linee guida di Vincenzo Visco e della sinistra anti-contribuente” affonda Matteo Renzi mentre lo stesso Visco si dice per l’appunto “favorevolissimo” sulla necessità di rispolverare il redditometro come strumento della lotta all’evasione.
Andrea Valsecchi