Jean Monnet, uno dei padri fondatori dell’Europa, disse una volta: “Abbiamo unito le nazioni, ora dobbiamo unire gli uomini”. Questa frase risuona oggi più che mai, in un’epoca in cui l’Europa sembra vacillare sotto il peso delle sue stesse divisioni e incertezze.
La nostra Unione è stata costruita sulle rovine di due guerre mondiali devastanti, con una promessa solenne di pace e solidarietà. I fondatori sognarono un’Europa che superasse le inimicizie storiche per forgiare un destino comune. Robert Schuman, nel suo discorso del 9 maggio 1950, delineò un’Europa non solo di governi, ma di popoli. Un’Europa che è unica non per la forza dei suoi eserciti o per la grandezza del suo territorio, ma per il coraggio di affrontare insieme la storia. Eppure questa parole paiono dimenticate.
La nostra marcia verso l’integrazione ha visto molti successi, ma anche significative omissioni. L’assenza di una Costituzione Europea, un documento che potesse essere il cuore pulsante dei nostri valori comuni, è una tale mancanza. Senza di essa, abbiamo perso l’opportunità di solidificare i nostri ideali e di rafforzare la nostra identità collettiva.
Più dolorosa ancora è stata la nostra riluttanza a riconoscere ufficialmente le radici cristiane dell’Europa nel tessuto della nostra unione. Queste radici non sono solo storiche, ma profondamente intrecciate nei principi di carità, di giustizia e di rispetto per la dignità umana che dovrebbero guidare ogni nostra azione. Alcide De Gasperi, un altro padre fondatore, vedeva nella cristianità non una barriera, ma un ponte, un punto di incontro che univa, non che divideva.
In questo momento storico, dove le tensioni crescono e le divisioni si approfondiscono, dobbiamo chiederci: siamo ancora fedeli a quella visione? Stiamo lavorando per unire gli uomini come ci esortava Monnet? O abbiamo permesso che le burocrazie soffocassero lo spirito di fratellanza che dovrebbe essere il nostro faro?
La risposta giace non solo nelle politiche che adottiamo, ma nel cuore di ogni cittadino europeo. È tempo di rivisitare i nostri fondamenti, di riscoprire il nostro patrimonio comune e di rinnovare il nostro impegno verso gli ideali di pace e solidarietà. Solo così potremo costruire un’Europa che sia davvero fedele a se stessa, una che possa essere un faro di speranza e di stabilità in un mondo turbolento.
Riflettiamo insieme, lavoriamo insieme e, soprattutto, camminiamo insieme verso quella grande aspirazione che è la pace duratura, sostenuta dal profondo rispetto per le nostre comuni radici e la nostra comune eredità.
Carmelo Ferraro