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giovedì, Settembre 19, 2024
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    Gas, lo stallo sul Power of Siberia getta luce sulle relazioni Russia-Cina

    Putin e Xi Jinping saranno anche “vecchi amici”, come ha ribadito più volte il presidente russo, ma quello tra Mosca e Cina non appare come un rapporto alla pari. C’è un tema, in particolare, che getta luce sulla natura delle relazioni tra le due potenze: il gas. Secondo un’esclusiva del Financial Times, le trattative tra i due Paesi sul nuovo gasdotto Power of Siberia 2 sono in stallo a causa delle eccessive richieste di Pechino sul prezzo. Nella narrativa del Cremlino, il Power of Siberia 2 dovrebbe permettere alla Russia di inviare ingenti quantità di gas all’economia cinese, compensando così la perdita di quote di mercato europee provocata dall’invasione russa dell’Ucraina. Ci sono molti interrogativi sulle difficoltà e sulle tempistiche in merito alla costruzione di un’infrastruttura che nel complesso dovrebbe raggiungere quasi 4.000 chilometri di lunghezza. Ora, però, sono emerse difficoltà di natura politica.

    Secondo quanto hanno riferito tre persone informate dei fatti al quotidiano inglese, Mosca ritiene che i cinesi abbiano avanzato richieste irragionevoli. Nello specifico, Pechino avrebbe chiesto di pagare un prezzo vicino a quello domestico russo “fortemente sussidiato”. Xi Jinping, inoltre, sarebbe intenzionato a comprare solo una piccola frazione della capacità annuale di Power of Siberia, che nel complesso ammonta a 50 miliardi di metri cubi di gas. Secondo il FT, Putin avrebbe esplicitamente richiesto un accordo sul gasdotto lo scorso mese, durante la sua ultima visita di Stato in Cina.

    L’invasione dell’Ucraina ha lasciato sempre più isolata la Russia che si rivolge all’Iran per i droni e alla Corea del Nord per aumentare la disponibilità di munizioni da mandare al fronte. Nel rapporto con la Cina, però, la parte del leone la fa Pechino. Diverse indagini giornalistiche hanno rivelato che in questi mesi la Cina riesce a far arrivare in Russia materiale utilizzabile anche a scopi bellici, ma la protesta dei Paesi europei non è stata veemente. Tuttavia, ora qualcosa potrebbe cambiare. Secondo un ufficiale statunitense sentito da Reuters, Washington, assieme ad altre nazioni, potrebbe adottare delle misure contro società e banche cinesi che supportano la guerra di Mosca contro Kiev. “Ci stiamo focalizzando principalmente su quelle companie cinesi che sono coinvolte nel supporto sistematico alla Russia” ha dichiarato il vice Segretario di Stato Usa, Kurt Campbell, aggiungendo che gli Stati Uniti osservano “da vicino anche le istituzioni finanziarie”.

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