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    Rivoluzione nelle terre rare: la Norvegia può ridurre la dipendenza europea dalla Cina?

    La recente scoperta di un vasto giacimento di terre rare nel complesso di Fen, in Norvegia, rappresenta un cambiamento significativo nel panorama geopolitico delle risorse critiche. Con una stima di 8,8 milioni di tonnellate di ossidi di terre rare, questo giacimento non solo supera di gran lunga la dimensione di quelli esistenti in Europa, ma si colloca come un potenziale catalizzatore per la riduzione della dipendenza europea dalle importazioni provenienti dalla Cina. Attualmente, la Cina domina il mercato globale delle terre rare, essenziali per una vasta gamma di tecnologie avanzate. La capacità di produrre internamente una parte significativa di queste materie prime, stimata attorno al 10% della domanda dell’UE, è un passo avanti verso una maggiore autonomia tecnologica ed energetica per l’Europa.

    Il giacimento scoperto si distingue non solo per le sue dimensioni ma anche per la sua composizione geologica, che facilita l’estrazione e la separazione dei minerali, riducendo potenzialmente i costi e l’impatto ambientale associati. La presenza abbondante di minerali come il neodimio e il praseodimio, cruciali per i componenti di dispositivi elettronici, magneti permanenti, pale eoliche e veicoli elettrici, pone la Norvegia in una posizione di vantaggio strategico. L’implementazione di tecnologie estrattive sostenibili sarà fondamentale per massimizzare i benefici ambientali e economici di questa risorsa.

    Con l’inizio delle operazioni di estrazione previsto per il 2030, l’Europa si prepara quindi a fare un significativo passo avanti verso l’indipendenza nel settore delle terre rare. L’impegno nel ridurre la dipendenza esterna e nel potenziare le proprie capacità produttive interne è più che una mossa economica; è una strategia di sicurezza nazionale che mira a garantire la stabilità e la sostenibilità delle catene di approvvigionamento tecnologico dell’UE. Questa scoperta non solo migliorerà la resilienza economica dell’Europa ma rafforzerà anche la sua posizione in un contesto globale sempre più competitivo e politicamente sensibile.

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