Il divario economico tra il Mezzogiorno e il resto del Paese è tale da giustificare l’esistenza di fatto di ‘due Italie’? Gli ultimi dati Istat gettano luce su una questione che va avanti dall’Unità d’Italia. Secondo l’Istituto nazionale di statistica, nel 2022 il pil pro-capite a prezzi correnti delle regioni del Nord-Ovest è stato pari a 40.900 euro, quasi il doppio dei 21.700 euro del Mezzogiorno. Lo ha dichiarato questa settimana Stefano Menghinello, direttore della Direzione centrale per l’analisi e la valorizzazione nell’area delle statistiche economiche e per i fabbisogni del Pnrr, in audizione alla Camera.
Nel complesso, il Nord-Ovest mantiene il primato: nel Centro il pil pro-capite è di 35,1 mila euro, nel Nord-Est è di 39,3 mila euro. Oltre al Sud e alle Isole, anche Umbria e Marche sono sotto la media nazionale che si attesta a 33 mila euro. Più si sale, più la situazione migliora. Lombardia, Valle d’Aosta e la Provincia autonoma di Trento presentano valori attorno ai 44 mila euro mentre la medaglia d’oro spetta alla Provincia autonoma di Bolzano, che con 54,4 mila euro registra il pil pro-capite più elevato del Paese. Nel complesso, tutte le regioni del Nord hanno valori superiori alla media nazionale.
“Rispetto al 2007 le distanze tra il Mezzogiorno e il resto del Paese si sono ampliate” ha spiegato Menghinello, sottolineando come “il divario negativo nei confronti del valore medio nazionale è cresciuto, in termini assoluti, dai 9 mila del 2007 a 11,3 mila euro del 2022”. Si riduce anche il vantaggio del Centro rispetto alla media nazionale, che passa da 3,8 mila a 2,1 mila euro.
Allargando lo sguardo, negli ultimi due decenni i territori italiani hanno arrancato, non sono riusciti a convergere verso il dato medio dell’Ue. “Tra il 2000 e il 2022 – ha osservato Menghinello – tutte le regioni italiane hanno sperimentato tassi di crescita del Pil pro capite in parità di potere di acquisto inferiori alla media dell’Ue a 27, indipendentemente dalla loro posizione in termini di Pil pro capite nel 2000”, anche se tra il 2019 e il 2022 è stata osservata una tendenza al recupero.