Con il vertice Nato di Washington, è tornata la narrativa vittimista della Russia. Il Segretario Generale dell’Alleanza Atlantica, Jens Stoltenberg, ha ribadito che l’entrata dell’Ucraina nella Nato non è questione di se ma di quando, facendo così un passo in più rispetto alla prudenza degli scorsi mesi, e definendo tale processo “irreversibile”. Il Cremlino, che non considera l’Ucraina una nazione libera ma il suo ‘estero vicino’ che deve essere assoggettato alla volontà russa, ha dichiarato che l’entrata di Kiev nell’Alleanza rappresenta “una minaccia inaccettabile per noi, per la nostra esistenza, per la nostra sicurezza”. Vale la pena ricordare che, in virtù dell’articolo 5 del Trattato Nord Atlantico per cui un attacco armato contro un alleato in Europa o Nord America è considerato un attacco contro tutti i membri dell’alleanza, se l’Ucraina fosse stata nella Nato, difficilmente Putin avrebbe ordinato un’invasione su grande scala, a meno di pagare un prezzo altissimo.
Ma non si tratta solo di Ucraina. Secondo quanto riportato dalle agenzie russe, Peskov ha detto che “è ovvio che l’Alleanza persegue uno dei suoi obiettivi principali: la soppressione della Russia, infliggendole una sconfitta strategica”, aggiungendo che si tratta di una “una minaccia molto seria per la sicurezza nazionale del nostro Paese. Tutto ciò richiederà l’adozione di misure di risposta ponderate, coordinate ed efficaci per scoraggiare la NATO”.
Nel frattempo, l’Europa cerca maggiori tutele. Washington e Berlino hanno annunciato che dal 2026 gli Usa dispiegheranno i loro missili a lungo raggio in territorio tedesco, compresi quelli ipersonici. La Nato prova così a rafforzare la sua capacità di deterrenza e questo non piace a Vladimir Putin. “Queste azioni mirano principalmente a danneggiare la sicurezza del nostro Paese, indipendentemente dal fatto che le possibilità di un qualche tipo di negoziato sul controllo degli armamenti in futuro aumenteranno o si annulleranno”, ha spiegato il viceministro degli esteri russo, Sergey Rybakov