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    Crisi dell’Artigianato in Piemonte tra carenza di manodopera e calo demografico

    La carenza di manodopera nel settore artigiano in Italia rappresenta un fenomeno sempre più evidente, con ripercussioni significative anche in Piemonte. Secondo i dati dell’ufficio studi di Confartigianato, nel 2023 le imprese italiane hanno avuto difficoltà a reperire il 45,1% della forza lavoro necessaria. Questo dato evidenzia una crisi che coinvolge non solo la disponibilità di lavoratori specializzati, ma anche la sostenibilità stessa delle imprese artigiane, che negli ultimi anni hanno subito una significativa riduzione.

    Dal 2012 al 2023, le imprese artigiane italiane sono diminuite di quasi 410.000 unità, con una perdita di 73.000 solo nell’ultimo anno. A livello regionale, il Piemonte si colloca tra le regioni più colpite, registrando una riduzione di 46.139 unità (-25,8%), superata solo da Abruzzo e Marche. In termini assoluti, Torino è tra le città più colpite, con una perdita di 21.873 artigiani. Questi numeri riflettono una tendenza preoccupante, che si è solo temporaneamente attenuata dopo il periodo della pandemia, con un leggero aumento delle imprese tra il 2020 e il 2021.

    “Crediamo sia arrivato il momento di metterci tutti attorno ad un tavolo e discutere di un fenomeno che presenta più aspetti: da una parte assistiamo a uno stillicidio di imprese artigiane e dall’altro registriamo una difficoltà sempre più crescente nel reperire manodopera specializzata – avverte Dino De Santis, Presidente di Confartigianato Imprese Torino. L’analisi del mismatch va affrontata sotto vari punti di vista. Dobbiamo agire in fretta, condividendo una strategia territoriale e regionale con le istituzioni, associazioni di categoria e organizzazioni sindacali, mondo dell’istruzione e della formazione, che consenta di poter avviare una nuova stagione politica. È il momento di programmare politiche adeguate e incisive che investano il settore economico e sociale e che siano concertate e condivise con tutti i soggetti interessati, pubblici e privati”.

    “La produttività cresce se si aumentano e incentivano gli investimenti non solo in attrezzature o strategie green ma anche e soprattutto in competenze – continua De Santis -. Chiediamo un intervento pubblico a sostegno proprio degli investimenti, nuove politiche del lavoro e della formazione, interventi a sostegno della natalità e delle famiglie, una diversa gestione dell’immigrazione, considerato che nelle imprese una buona quota di dipendenti è straniera“. “Se questo stillicidio di imprese artigiane non viene affrontato non con provvedimenti spot ma con politiche strategiche -conclude De Santis – il rischio è che tra qualche anno molti mestieri dell’artigianato, come l’elettricista, l’idraulico e il fabbro potrebbero diventare come i panda, a rischio estinzione”.

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