Nella notte tra domenica e lunedì, Israele ha portato a termine un attacco contro alcuni siti militari nella Siria centrale causando almeno 14 morti e 43 feriti, secondo l’agenzia Sana. Il raid avrebbe distrutto alcuni edifici tra cui uno che ospita centri di ricerca scientifica, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (OSDH). Nella zona sarebbero presenti “gruppi filo-iraniani ed esperti di sviluppo di armi”, scrive Rai News riprendendo fonti dell’OSDH che riportano “tredici violente esplosioni”.
Nel frattempo, rimane alta la tensione sul fronte libanese. Il primo ministro israeliano, infatti, ha avvertito l’esercito che deve tenersi pronto a intervenire in Libano. “Il braccio più forte dell’Iran è Hezbollah in Libano” ha spiegato Netanyahu, aggiugendo di aver ” incaricato l’Idf e tutte le forze di sicurezza di prepararsi a cambiare questa situazione. Non possiamo continuare nella situazione attuale e siamo obbligati a riportare in sicurezza tutti i residenti del nord nelle loro case”, ha chiosato Netanyahu. In Israele, intanto, continuano le proteste per la liberazione degli ostaggi: solo nella giornata di domenica sono state arrestate almeno 116 persone, secondo quanto riferito dal Jerusalem Post.