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    Corte Conti Ue avverte sui rischi negli investimenti nel 2026

    La relazione speciale della Corte dei Conti 13/2024 avverte sui rischi per l’assorbimento e il completamento della seconda metà del periodo di attuazione del piano.
    Se è vero infatti che l’Italia, finora, è riuscita a rispettare il cronoprogramma e a ottenere i fondi relativi alle prime 5 rate del Pnrr, è altrettanto vero che molte sono state le variazioni, le proroghe delle scadenze e i progetti eliminati dal Pnrr. L’esecutivo ha in parte motivato questa scelta facendo riferimento al rischio che queste opere non si concludessero in tempo.

    L’aver raggiunto i traguardi finora programmati è stato certamente un risultato importante, anche se ottenuto non senza difficoltà. Molte scadenze sono state semplicemente posticipate e questo non ci pone al riparo da eventuali rischi. Ciò con particolare riferimento alla realizzazione delle opere pubbliche, i cui cantieri hanno dei tempi tecnici che non possono essere compressi più di tanto. Uno degli obiettivi della relazione della Corte dei Conti è, infatti, evidenziare, in una fase precoce, eventuali rischi per l’attuazione del dispositivo per la ripresa e la resilienza, entro i termini stabiliti dalla normativa e, quindi, per il conseguimento degli obiettivi a lungo termine.

    Per questa ragione, la Corte ha esaminato e valutato se: gli importi di spesa a disposizione delle amministrazioni nazionali nel periodo finanziario in corso possano comportare rischi per l’assorbimento, se le azioni intraprese dagli Stati membri e dalla Commissione abbiano assicurato l’acquisizione dei fondi come pianificato e se ci siano rischi intrinseci per quanto riguarda il completamento delle misure nella seconda metà del periodo di attuazione del dispositivo per la ripresa e la resilienza.
    Gli Stati membri quindi potrebbero non essere in grado di attingere ai fondi e quindi non completare le misure e le riforme previste entro il 2026, scadenza fissata per l’utilizzo di tutte le risorse europee.

    La Corte, a partire dalle osservazioni dell’andamento del dispositivo per la ripresa e della resilienza, sostiene che ci siano rischi intrinseci per quanto riguarda l’assorbimento tempestivo e il completamento delle misure nella seconda metà del suo periodo di attuazione. Più specificamente, un numero significativo di traguardi e obiettivi deve ancora essere conseguito e potrebbe essere più difficile farlo. Inoltre, è probabile che il passaggio dalle riforme agli investimenti aumenti ulteriormente il rischio di ritardi.
    Di questi rischi sembra essere consapevole anche il governo, insieme a tutte le altre amministrazioni coinvolte. Così è intervenuto Giancarlo Giorgetti, Ministro dell’economia, all’assemblea generale dell’Unione Italiana vini a Roma. “Non ho timore ad affermare nelle sedi europee. che serve una più puntuale tempistica del Pnrr, sarebbe più utile alle imprese e all’Europa”.

    Precisazione d’obbligo: la situazione di difficoltà riguarda tutti, non si tratta di una realtà solo italiana. Diversi i motivi alla base dei ritardi, cause che differiscono da uno Stato membro all’altro. Tra i più frequenti però circostanze esterne quali inflazione o carenze di approvvigionamento, la sottovalutazione del tempo necessario per attuare le misure, e le sfide connesse alla capacità amministrativa degli Stati membri. Sia la Commissione che gli Stati membri hanno intrapreso azioni per ovviare ai ritardi; è tuttavia prematuro valutare se queste ultime abbiano un impatto positivo.

    Il numero di scadenze previste in questo semestre infatti è rimasto invariato tra 2023 e 2024 ma è comunque molto significativo trattandosi di oltre 170 adempimenti. Per questo motivo ad oggi la piena realizzazione del piano italiano non può essere data per certa, anzi. Giugno 2026 si conferma comunque il momento più critico.

    Gloria Giovanditti

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