Ad agosto, gli Stati Uniti hanno creato 142 mila posti di lavoro a fronte dei 165 mila attesi. Il tasso di disoccupazione, però, è sceso dal 4,3% al 4,2%. Lo riporta il Labour Department americano. Anche i salari orari medi sono aumentati di 14 centesimi dove, rispetto al 2023, hanno subito un incremento del 3,83%.
Dall’altro lato, è stato invece rivisto al ribasso il dato di luglio sulla creazione dei posti di lavoro da 114 a 89 mila, mentre quello di giugno da 179.000 a 118.000 Questo testimonia come, negli ultimi tre mesi, la creazione dei posti di lavoro si trovi a un livello più basso dalla metà del 2020. Inoltre, il Labour Department ha eliminato oltre 800.000 buste paga dai dati trasmessi in precedenza, rivedendo il totale dei posti di lavoro creati nei dodici mesi precedenti fino a marzo.
Tuttavia, la diminuzione del tasso di disoccupazione fa presagire un probabile taglio degli interessi da parte della Fed. Secondo i trader, pare ci sia il 50% di possibilità (contro il 36% precedentemente stimato) che il 18 settembre la Fed tagli di 50 punti base il tasso di interesse.
«E’ appropriato diminuire il grado della stretta nella politica monetaria riducendo i tassi interbancari», ha dichiarato John Williams, governatore della sede di New York della Banca centrale statunitense. L’obiettivo è quello di «arrivare a una posizione più neutrale nel tempo», ha aggiunto.
Infatti, il mercato starebbe in questo momento soffrendo della pressione esercitata dagli interessi troppo alti.
Nonostante questo, gli Stati Uniti continuano a crescere e lo fanno di oltre il triplo rispetto all’Europa. Negli Stati Uniti infatti, nel secondo trimestre del 2024, il Pil è aumentato del 0,7% rispetto al trimestre precedente, e rispetto allo stesso periodo dello scorso anno il Pil è aumentato del 3,1%. Mentre, il Pil dell’eurozona, secondo i dati Eurostat, è aumentato dello 0,2% nel trimestre aprile-giugno contro un +0,3% previsto.
Nel secondo trimestre del 2024, la produttività dell’eurozona ha visto un calo del 0,3%, mentre è rimasta stabile nell’Ue rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Ed è proprio il rilancio della produttività dell’Europa uno dei pilastri principali a cui gli stati membri devono mirare e su cui, anche Mario Draghi, ha impostato il report presentato ufficialmente lunedì 9 settembre.