A un mese del suo arresto, il CEO di Telegram, Pavel Durov, annuncia un cambio di policy della sua piattaforma. Lo fa attraverso un post social in cui spiega le modifiche apportate e le ragioni che l’hanno indotto ad apportare la modifica.
D’ora in avanti, Telegram fornirà alle autorità giudiziarie gli indirizzi IP delle connessioni al fine di risalire alle identità delle persone e ai numeri di telefono nel caso in cui venissero avviati dei procedimenti legali nei loro confronti.
Nel suo post spiega infatti come la funzionalità di ricerca su Telegram, che ha dato la possibilità agli utenti di trovare canali pubblici e bot, sia stata abusata da persone che l’hanno sfruttata per vendere beni illegali violando i Termini di servizio della piattaforma.
La piattaforma aveva ricevuto diverse critiche in passato proprio a causa della sua reticenza nel collaborare con le autorità e si limitava a fornire i dati degli utenti solamente se sospettati di attività terroristiche. Lo stesso Durov si è sempre impegnato in prima persona a costruire un’immagine della piattaforma che fosse «contro l’autorità».
Il 24 agosto Durov era stato arrestato a Parigi con l’accusa di essere complice in una serie di attività illegali. Il mandato di Giustizia francese riteneva Durov un complice ad attività illegali connesse alla pornografia infantile, al traffico di droga e a transazioni fraudolente permesse agli utenti che utilizzano la sua piattaforma, proprio per via dell’assenza di moderazione dei contenuti, di cooperazione con le forze dell’ordine e per la presenza di strumenti quali, numeri usa e getta e criptovalute, che agevolerebbero l’attività criminale . Il 29 agosto era stato poi rilasciato con cauzione con l’obbligo però di non lasciare la Francia e di presentarsi alla polizia due volte alla settimana.
Nel post, spiega come un team di moderatori, attraverso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, si sia occupato nelle ultime settimane di ripulire la piattaforma da contenuti pericolosi e illegali, invitando però gli utenti a segnalare eventuali contenuti sfuggiti al controllo, attraverso il profilo @SearchReport.
«Queste misure dovrebbero scoraggiare i criminali. La ricerca su Telegram è pensata per trovare amici e scoprire novità, non per promuovere beni illegali. Non permetteremo che malintenzionati mettano a repentaglio l’integrità della nostra piattaforma, che offre servizi a quasi un miliardo di utenti», continua Durov nel suo post.