Martedì mattina le forze armate di terra di Israele hanno attraverso il confine con il Libano, avviando quella che alcuni giornali hanno definito un’invasione limitata. Si tratta, in ogni caso, di un’importante escalation dell’offensiva di Tel Aviv contro Hezbollah. L’incursione segue settimane di pesanti bombardamenti che hanno decapitato buona parte della leadership del gruppo di miliziani filo-iraniano e rappresenta la prima volta che Israele ed Hezbollah si scontrano fisicamente sul terreno dal 2006.
Le Forze di difesa israeliane (IDF) segnalavano ieri intensi combattimenti nel sud del Libano, ma Israele ha assicurato che non ha intenzione di avviare un’occupazione di lungo termine del Paese dei cedri. Hezbollah continua a sparare razzi, mentre l’IDF rade al suolo i vari siti di produzioni di armi dei miliziani. Nel frattempo, il gruppo di ribelli yemeniti Houthi ha comunicato di aver preso di mira la capitale israeliana e la città di Eliat con droni. Alcune agenzie di stampa segnalano un esodo di migliaia di persone verso la Siria.
Un portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti ha dichiarato che i radi dell’IDF contro le postazioni di Hezbollah sul lato libanese della Blue Line sono “in linea con il diritto di Israele di difendere i propri cittadini e di riportare i civili a casa in sicurezza”. La Blue Line è la fragile linea di demarcazione che esiste dall’anno 2000 tra Israele e Libano, anche se non rappresenta un vero confine di Stato. La premier Giorgia Meloni ha dichiarato di seguire “da vicino la drammatica situazione in Libano”, sottolineando che “la protezione dei civili resta la priorità, così come garantire la sicurezza dei militari del contingente italiano di UNIFIL presenti nel sud del Libano”. La presidente del Consiglio ha invocato una “de-escalation a livello regionale”.