L’invecchiamento della popolazione comporta una crescente necessità di assistenza per gli anziani e un maggiore impatto economico sulle famiglie, una sfida comune per molti Paesi ad alto reddito. Secondo l’OCSE, entro il 2050 la percentuale di over 65 che avranno bisogno di assistenza aumenterà del 30%, con Corea del Sud, Grecia e Italia a guidare questo incremento. Il rapporto Health at a Glance 2023 dell’OCSE prevede che le spese per l’assistenza agli anziani saranno 2,5 volte superiori rispetto ad oggi, con un incremento stimato del 150%.
Il prolungamento della vita e il calo delle nascite hanno contribuito all’invecchiamento demografico. In Italia, gli over 65 rappresenteranno il 35% della popolazione nel 2050, con gli ultraottantenni che costituiranno il 14%. A livello OCSE, nel 2021 oltre 242 milioni di persone avevano almeno 65 anni e circa 64 milioni superavano gli 80; quest’ultima cifra è destinata a raddoppiare, passando dal 4,8% al 9,8%.
La crescente richiesta di assistenza quotidiana per attività come la preparazione dei pasti, la pulizia e la cura personale coincide con una riduzione dell’aiuto fornito dai familiari, a causa di nuclei familiari più piccoli, della lontananza tra parenti e dell’aumento dell’occupazione femminile. Ciò comporta costi significativi: per gli anziani con gravi necessità, le spese possono raggiungere fino a sette volte il reddito pensionistico, con i costi più elevati registrati in Svezia, Italia e Repubblica Ceca.
Nonostante le tutele pubbliche, spesso insufficienti a mitigare il rischio di povertà, in alcuni Paesi (tra cui Italia, Repubblica Ceca, Lettonia, Polonia, Croazia, Lituania e Corea del Sud), gli anziani a basso reddito sono costretti a impiegare metà o più dei loro risparmi per l’assistenza. L’OCSE raccomanda di migliorare le politiche per un invecchiamento sano.
Questa situazione colpisce in particolare le donne, esposte a un rischio di povertà più elevato rispetto agli uomini anche con il sostegno pubblico. Tuttavia, in Paesi come Lussemburgo, Paesi Bassi e Danimarca, dove l’assistenza pubblica copre gran parte dei costi, le differenze di genere nei tassi di povertà sono meno marcate. Similmente, in Italia e Repubblica Ceca, anche se i sussidi pubblici risultano meno efficaci nel ridurre la povertà, l’impatto sulle disuguaglianze di genere è contenuto.
Per sostenere i costi dell’assistenza a lungo termine, l’OCSE suggerisce l’esplorazione di fonti di finanziamento alternative, come sistemi di contribuzione privata e prefinanziamento. Tra gli esempi recenti, la Slovenia ha introdotto un’assicurazione per nuovi servizi di assistenza, mentre Germania e Lussemburgo hanno integrato un elemento di prefinanziamento nelle loro politiche.
Altre strategie includono una distribuzione progressiva dei costi dell’assistenza, che ha portato a una spesa inferiore senza aumentare la povertà in vari Paesi, e il miglioramento dell’efficienza dei servizi. Un invecchiamento sano e un incremento della produttività potrebbero ridurre le spese del 13% entro il 2050.
L’Istituto Superiore di Sanità, con la sorveglianza Passi D’Argento, evidenzia il rischio di cadute tra gli anziani: uno su cinque è caduto nell’ultimo anno, il 64% delle volte in casa, con esiti gravi nel 16% dei casi. Inoltre, tra coloro che hanno subito una caduta, il 21% manifesta sintomi depressivi, rispetto al 9% tra gli anziani complessivi, segnalando che le cadute influiscono anche sulla salute mentale e limitano le attività quotidiane per paura di incidenti.
Questo quadro complesso mostra come sia cruciale pianificare politiche di supporto per una popolazione che invecchia, tutelando sia il benessere fisico che economico degli anziani e delle loro famiglie.
Gloria Giovanditti