Otto anni dopo la sconfitta di Hillary Clinton, l’Ue deve fare i conti ancora una volta con una nuova amministrazione Trump: cosa abbiamo imparato dal 2016 ad oggi? Lo scopriremo nei prossimi mesi. Nel frattempo, Emmanuel Macron ha chiamato Olaf Scholz: è fondamentale coordinarsi con l’America targata Trump. La verità, tuttavia, è che Francia e Germania stanno attraversando una crisi che ha rallentato l’asse franco-tedesco, motore storico dell’Europa unita: l’Eliseo deve fare i conti con il Rassemblement National, Scholz deve affrontare una profonda crisi economica che è sfociata anche in una crisi politica, con il licenziamento del ministro delle Finanze Christian Lindner e l’addio dei Liberali alla coalizione semaforo. Tutto questo indebolisce un’Unione Europea che si prepara a un rallentamento dell’attività economica, aggravato dalla promessa di Trump di imporre dazi. Saremo capaci di negoziare come un’unica forza o ciascuna nazione giocherà la propria partita individuale con The Donald?
Mentre Viktor Orbàn gioisce, Giorgia Meloni studia il da farsi. C’è un certo comune sentire con il tycoon newyorchese, su diversi temi. Tuttavia, uno dei punti più critici riguarda l’est Europa: che ne sarà dell’Ucraina? Meloni ha sempre garantito un solido sostengo a Kiev, non accettando i discorsi che nascondono dietro la parola pace la brutalità della resa all’aggressione dei russi. Eppure, la guerra si fa coi soldi, soprattutto quelli di Washington: continueranno ad arrivare? Il presidente ucraino ha chiamato immediatamente Donald Trump per congratularsi con la sua rielezione e su X ha fatto sapere che “abbiamo concordato di mantenere uno stretto dialogo e di far progredire la nostra cooperazione. Una leadership forte e incrollabile degli Stati Uniti è vitale per il mondo e per una pace giusta”.