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    Fisco digitale in Europa: accordo storico sull’IVA e obblighi per le piattaforme online

    I Paesi europei hanno raggiunto un accordo storico per riformare l’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA) e adattarla all’era digitale, con l’obiettivo di rendere il sistema più equo, efficiente e sicuro. La nuova normativa, frutto di complesse trattative, uniformerà la fatturazione elettronica a livello dell’Unione Europea, ridurrà gli oneri amministrativi per le imprese e introdurrà l’obbligo per le piattaforme digitali, come Airbnb e Uber, di riscuotere e versare l’IVA per i servizi offerti.

    Questa riforma mira a contrastare l’evasione fiscale, che oggi rappresenta una perdita di circa 61 miliardi di euro all’anno per gli Stati membri. Secondo Paolo Gentiloni, commissario europeo all’Economia, le nuove regole fiscali creeranno un’Europa più competitiva e trasparente. La fatturazione elettronica e la registrazione IVA unica, infatti, non solo renderanno più difficile l’evasione, ma faciliteranno anche le imprese, specialmente le piccole e medie, che potranno ampliare le loro attività all’estero senza affrontare complesse procedure burocratiche in ogni Stato.

    Per quanto riguarda le piattaforme digitali, il nuovo sistema introdurrà il concetto di “fornitore presunto”, che renderà le piattaforme stesse responsabili della gestione dell’IVA, anche quando i locatari privati o piccoli fornitori non la addebitano direttamente. Airbnb e Uber, ad esempio, dovranno riscuotere l’IVA sui servizi di breve locazione o trasporto e versarla allo Stato, facilitando la regolamentazione del settore e riducendo i rischi di evasione.

    L’accordo prevede tempi di transizione piuttosto lunghi: la registrazione unica IVA sarà disponibile dal 2028, mentre l’obbligo per le piattaforme di riscuotere e versare l’IVA scatterà dal 2030. La fatturazione elettronica armonizzata, invece, diventerà operativa dal 2030, ma sarà completamente implementata nell’Unione Europea entro il 2035. Questo approccio graduale ha permesso di ottenere il consenso di Paesi come l’Estonia, che in passato aveva posto il veto per proteggere i propri interessi nel settore delle piattaforme digitali.

    Secondo le stime della Commissione Europea, l’introduzione delle nuove regole potrebbe far aumentare le entrate fiscali per i Paesi UE fino a 18 miliardi di euro l’anno, di cui 11 miliardi derivanti direttamente dalle misure antifrode. Inoltre, le imprese europee, grazie alla registrazione unica e alla fatturazione elettronica, potrebbero risparmiare oltre 4,1 miliardi di euro in costi amministrativi all’anno nei prossimi dieci anni, con vantaggi significativi in termini di competitività e facilità operativa.

    Il pacchetto della riforma, denominato VIDA (VAT in the Digital Age), dovrà ora passare al vaglio del Parlamento Europeo, che dovrà approvare le modifiche rispetto alla versione iniziale. Successivamente, tornerà al Consiglio UE per l’approvazione finale e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, a cui seguirà l’entrata in vigore delle nuove norme.

    Gloria Giovanditti

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