La scelta di Joe Biden di autorizzare gli ucraini a usare armi a lungo raggio statunitensi contro il territorio russo sta facendo irritare Mosca. Vladimir Putin ha deciso di cambiare la dottrina militare nucleare russa: d’ora in poi la Russia potrà fare ricorso alle armi nucleari in caso di attacco convenzionale ritenuto “un pericolo per la sicurezza nazionale”. Questo vale anche nel caso in cui tale attacco non provenda da un Paese con l’arma atomica, qualora risulti che tale Paese risulti alleato di potenze atomiche. Insomma, Vladimir Putin ha abbassato la soglia e le condizioni necessarie per poter poter scatenare una risposta nucleare.
Fin dai tempi della crisi di missili di Cuba, sessant’anni fa, la possibilità che Stati Uniti e Unione Sovietica/Russia potessero comunicare in maniera istantanea tramite una linea diretta tra le due capitali è stato un elemento fondamentale per scongiurare un potenziale scontro nucleare. Ora questa linea sembra esser venuta meno. “Abbiamo tra i due presidenti di Russia e Stati Uniti una speciale linea sicura per le comunicazioni”, ha spiegato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, all’agenzia Tass, secondo quanto ripreso dalle agenzie italiane. Tuttavia, quando è stato chiesto a Peskov se tale linea sia ancora utilizzata, in caso di emergenza, il portavoce ha risposto di no.
Le tensioni tra est e ovest appaiono destinate ad aumentare fino all’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. In occasione del briefing con la stampa, Peskov ha annunciato che “nessuno scenario di congelamento del conflitto ci andrà bene”, ribadendo che “per noi è importante raggiungere i nostri obiettivi, che sono ben noti a tutti”. Un’affermazione che suona abbastanza ipocrita se affiancata all’accusa lanciata sempre dal portavoce del Cremlino contro l’amministrazione Biden che, secondo Peskov, è “completamente impegnata a continuare la guerra in Ucraina: stanno facendo tutto il possibile per raggiungere questo obiettivo nel tempo che resta”.