Dopo quasi tre anni di guerra e centinaia di migliaia di morti, gli ucraini continuano a resistere all’aggressione russa, ma fanno anche i conti con la realtà. Intervistato dalla rete statunitense Fox News, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ammesso che vista la situazione odierna sul campo di battaglia, è difficile tornare alla status quo pre-invasione con la forza delle armi. “Sappiamo che al momento non abbiamo forze a sufficienza per poter respingere Putin ai confini del 1991 con le armi in mano”, ha spiegato Zelensky, aggiungendo che “non possiamo lasciare che decine di migliaia di persone muoiano per il ritorno della Crimea. Non è che possiamo riportarla indietro con la pistola in mano”. Una dichiarazione che lascia trasparire una futura disponibilità negoziale.
Zelensky sa bene che Putin, al momento, non ha intenzione di fermare i cannoni e lo stesso presidente ucraino ha ribadito a Fox News che Kiev non è disponibile a “riconoscere legalmente alcun territorio occupato dell’Ucraina come russo”, in quanto “si tratta di quei territori occupati da Putin prima dell’invasione su larga scala, dal 2014”. Ciononostante, rispolverare la diplomazia è una mossa che sicuramente sarà arrivata alle orecchie del presidente eletto Donald Trump, il quale più volte negli scorsi mesi ha dichiarato che metterà fine alle ostilità in poco tempo. Il prezzo da pagare per riottenere diplomaticamente la Crimea? Una domanda difficile, anche perché le dichiarazioni del presidente russo negli ultimi anni non lasciano intendere che questo pezzo di terra possa essere parte di un negoziato.