L’imminente ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca ha accelerato la discussione su un possibile negoziato che fermi la guerra tra Russia e Ucraina. Ma il nuovo capo della Nato, l’ex premier olandese Mark Rutte, ha parecchie riserve a causa di quello che viene ritenuto l’ostacolo più grande: Vladimir Putin. Secondo Rutte, il presidente russo “non è interessato alla pace” e, anzi, “sta usando l’Ucraina come banco di prova per missili sperimentali e sta schierando soldati nordcoreani in questa guerra illegale”. Il capo della Nato è intervenuto alla ministeriale degli Esteri che si è tenuta a Bruxelles questa settimana, dove ha ribadito il sostegno a Kiev, avvertendo però che “c’è ancora molto da fare” per garantire che l’Ucraina “sia il più sicuro possibile quando si tratta di difesa aerea”.
Il ministro degli Esteri ucraino ha ribadito che “la piena adesione alla Nato” rimane “l’unica vera garanzia di sicurezza” contro “un’ulteriore aggressione russa”. Un fatto sui cui Mosca pretende di imporre la sua visione, che è semplice: la piena adesione dell’Ucraina alla Nato è inaccettabile in quanto “è in assoluto contrasto con la nostra tesi sull’indivisibilità della sicurezza, e la sicurezza di un paese non può essere garantita a scapito della sicurezza di un altro paese”. Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, spiegando che si tratterebbe di un evento “che ci minaccia” e che comunque “non elimina le cause profonde di ciò che sta accadendo ora”. Insomma, vige ancora la logica da Unione Sovietica: esistono due blocchi contrapposti e l’Ucraina è roba russa, non può quindi essere al di là della cortina.
E Trump? Mark Rutte ha riferito la conversazione avuta con il presidente Usa eletto a Mar-a-Lago. Il colloquio si è concentrato su tre questioni: Rutte ha detto a Trump che sarà necessario alzare la spesa per la difesa oltre il 2% perché se gli Alleati rimanessero ancorati a questa cifra, significa che a lungo termine “la nostra deterrenza non è abbastanza forte”. Secondo tema: inserire “turni extra” nella produzione industriale bellica per stare al passo con russi, cinesi e nordcoreani. Terzo, un eventuale accordo che penalizzi eccessivamente l’Ucraina costituirebbe “una grave minaccia” anche per gli Stati Uniti d’America.