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    Automotive: la Lombardia alla guida dell’ARA

    È la Lombardia alla guida dell’Automotive Regions Alliance (Ara), l’alleanza tra 36 regioni europee impegnate a facilitare la transizione dell’industria automobilistica e dell’indotto tutelando contemporaneamente imprese e posti di lavoro.

    La presidenza lombarda arriva come esito di un percorso iniziato oltre due anni fa che ha visto la Lombardia protagonista ai tavoli delle trattative per sostenere la neutralità tecnologica e la necessità di tutelare il settore a cominciare dalla salvaguardia dei posti di lavoro, rimarcando l’importanza di raggiungere gli obiettivi ambientali imposti dalla precedente Commissione Europea. Un percorso che ha portato all’elaborazione di uno studio scientifico, messo a punto dal Cluster Lombardo della Mobilità, che conferma la forza e le grandi potenzialità dei carburanti rinnovabili, in grado da subito di abbattere le emissioni, fino a portare sulle proprie posizioni tutte le 8 Regioni italiane che fanno parte dell’Alleanza (Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Abruzzo, Molise, Basilicata, Veneto e Umbria).

    Nel corso della conferenza annuale, che si è svolta a Monza nei giorni scorsi, è stata siglata la nuova dichiarazione dell’Ara che contiene passaggi fondamentali voluti dalla Lombardia e sottoscritti da tutte le 36 Regioni appartenenti all’Alleanza, tra cui Germania, Spagna e Francia. Tra i capitoli più significativi, il richiamo chiaro alla “neutralità tecnologica riguardo ai modi di conseguire l’obiettivo della mobilità stradale a zero emissioni e, ancora, la “vitale importanza dell’industria automobilistica per la prosperità e la competitività – nonché per la coesione economica, sociale e territoriale – dell’Unione europea”. Sempre in tema di neutralità tecnologica, al punto 22 del documento si afferma la “necessità di rispettare l’ampia varietà di situazioni di mobilità e di integrare l’elettrico con le tecnologie alternative, climaticamente neutre dalla produzione all’impiego in linea con la dichiarazione adottata in esito al vertice del G7 Trasporti svoltosi a Milano nel 2024”.

    Di matrice lombarda anche il capitolo sull’esigenza di escludere le auto storiche dai vincoli sugli obiettivi climatici e quello, centrale, che invita l’Ue a riaffermare la metodologia di valutazione del ciclo di vita (LCA) per determinare il reale impatto sull’ambiente di un automezzo, dato che il parametro non può essere limitato al fattore emissioni ma occorre considerare tutti gli aspetti, a partire dalle fonti per la produzione dell’energia.

    “L’Alleanza delle 36 Regioni ed il lavoro tra le Regioni stesse – ha sottolineato Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo economico di Regione Lombardia e neoeletto presidente dell’Ara – saranno fondamentali per cercare di portare proposte concrete alla prossima Commissione Europea. Idee che permettano all’Automotive di restare anche in futuro un settore strategico. Ora il primo passo è quello di farsi ascoltare dalla nuova Commissione affinché i dovuti correttivi possano salvare un settore estremamente importante per la nostra economia”. La filiera dell’Automotive lombardo conta circa 100.000 lavoratori, oltre 30.000 imprese con un fatturato totale di oltre 40 miliardi di euro. Fermare la produzione del motore endotermico avrebbe conseguenza irreparabili con l’interruzione di molte attività e l’inevitabile perdita di competitività del settore produttivo lombardo, italiano ed europeo a vantaggio di altri competitori sullo scenario globale.

    Secondo la visione promossa dalla Lombardia e condivisa dalle Regioni dell’Alleanza, l’Unione Europea non dovrebbe imporre ai cittadini la tipologia di automobile e di propulsione da utilizzare, ma concentrarsi sulla definizione degli obiettivi ambientali da raggiungere, lasciando ai territori la libertà di scegliere le soluzioni tecnologiche più adeguate: elettrificazione, idrogeno o combustibili alternativi. L’obiettivo a cui tendere è quello di una transizione graduale ed equilibrata, contraddistinta dalla neutralità tecnologica, che consentirebbe all’Europa di non disperdere un patrimonio di competenze, tecnologie, know how e posizionamenti sul mercato acquisiti in cento anni di ricerca, innovazione e scelte imprenditoriali.

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