Forzare Vladimir Putin alla pace: è l’idea che Volodymyr Zelensky ha ribadito a Donald Trump. Il presidente ucraino ha incontrato il futuro inquilino della Casa Bianca a Parigi dove ha spiegato a Macron e Trump che, sebbene una “risoluzione diplomatica salverebbe vite”, bisogna fare i conti col fatto che “Putin non vuole che questa guerra finisca”. L’unica soluzione, quindi è “costringere Putin a porre fine alla guerra” rafforzando l’Ucraina “sul campo di battaglia”. Una richiesta tutt’altro che generica: Zelensky insiste per ottenere “sistemi a lungo raggio come Atacms, Taurus, Storm Shadow/Scalp”, definiti “assolutamente vitali”.
In un’intervista al New York Post, precedente ai colloqui di Parigi, Donald Trump ha spiegato che Zelensky “vuole un cessate il fuoco”, ma al momento mancano i dettagli del processo per giungere alla pace. Secondo il presidente eletto americano, “Putin dovrebbe pensare che è arrivato il momento ” di fare la pace, “perché ha perso”. Per il momento Trump rimane vago, ma all’autocrate del Cremlino ribadisce che “quando perdi 700mila persone, è il momento. Non finirà fino a quando non c’è la pace”.
Il futuro rimane, quindi, incerto: Kiev potrà continuare a contare sul supporto di Washington nel 2025? Nella sua prima intervista dopo l’elezione, rilasciata al canale statunitense NBC, Trump è tornato sul suo cavallo di battaglia, dichiarando che prenderà “assolutamente” in considerazione l’uscita dall’Alleanza Atlantica se questa non sarà vantaggiosa per gli Usa, mentre Kiev deve prepararsi a meno aiuti. Dall’altra parte del fronte, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha ribadito che le uniche condizioni per far tacere le armi sono quelle “stabilite dal Presidente Putin nel suo discorso al Ministero degli Esteri russo nel giugno di quest’anno”, cioè il ritiro completo delle forze di Kiev dalle quattro regioni dell’est del Paese occupate parzialmente dai russi e soprattutto la rinuncia a entrare nella Nato.