“Il regime di Assad è caduto perché in Siria non ci sono truppe russe veramente potenti. Siamo onesti, sono stati trasferiti in Ucraina”: è quanto ha esplicitato Volodymyr Zelensky durante un colloquio con il primo ministro dell’Estonia, Kristen Michael, secondo quanto scritto da Ukrinform e ripreso dalle agenzie internazionali. A livello internazionale c’è unanimità su questo punto: con l’indebolimento dell’alleato russo e di Hezbollah, il regime siriano è crollato in meno di due settimane. Kiev, tuttavia, vive la situazione opposta: “Quasi 800.000 soldati russi si trovano sul territorio ucraino e questo indica che l’esercito di questo pseudo-impero oggi combatte contro il popolo ucraino”, ha chiosato il presidente Ucraino.
Per tentare di resistere contro gli enormi numeri messi in campo dell’aggressore russo in termini di uomini e di capacità bellica, servono armi e soldi. Kiev insiste con l’Occidente sulla necessità di missili a lungo raggio, promettendo di usarli solo contro obiettivi militari in territorio russo. Su questo fronte, il candidato cancelliere della Cdu alle elezioni del prossimo febbraio, Friedrich Merz, ha aperto alla possibilità di valutare l’invio dei missili Taurus, finora sempre negati dal cancelliere Olaf Scholz.
Per quanto riguarda i soldi, il Tesoro statunitense ha deciso di erogare un prestito da 20 miliardi di dollari all’Ucraina. L’iniziativa è stata presa nell’ambito dei prestiti del G7 “Extraordinary Revenue Acceleration” (Era) da 50 miliardi di dollari. La novità è che tali fondi sono stati finanziati “con i profitti inattesi derivanti dagli asset immobilizzati della Russia”, come spiegato dalla segretaria al Tesoro, Janet Yellen. Secondo Yellen tali fondi “forniranno all’Ucraina un’infusione critica di supporto mentre difende il suo Paese da una guerra di aggressione non provocata”. Zelensky si è detto “profondamente grato” per la decisione di Biden e Yellen.