“L’Italia è al fianco di Kiev nell’impegno a 360 gradi per una pace giusta, che non può essere la resa ucraina”: così Antonio Tajani ha ribadito la posizione del governo Meloni sulla guerra in Ucraina, in occasione della Conferenza degli ambasciatori tenutasi alla Farnesina. Il ministro degli Esteri italiano ha sottolineato che “portare Mosca al tavolo del negoziato è un obiettivo non facile, però ce la metteremo tutta”. Tutti, però, devono contribuire. Tajani, infatti, si augura che a “una seconda conferenza di pace partecipi anche la Russia con partner come Cina, India e Brasile”. Alla conferenza della Farnesina ha preso parte anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il quale ha ribadito che “la prospettiva europea è quella che gli ucraini hanno scelto e su di essa sanno di poter contare sul sostegno dell’Italia”, specificando che Roma “continuerà a lavorare affinché siano rispettati parametri essenziali”, tra cui “l’integrità territoriale dell’Ucraina, il rilascio dei prigionieri di guerra, l’accesso sicuro ai porti del Mar Nero e del Mar d’Azov”, ma anche “il rispetto del diritto internazionale, il principio di sicurezza nucleare e la restituzione alle famiglie dei bambini ucraini rapiti e condotti in Russia.
In Europa si vagliano diversi scenari. Secondo quanto riportato dal sito Politico, Emmanuel Macron starebbe studiando assieme al presidente polacco Donald Tusk un possibile dispiegamento di forze di pace sul suolo ucraino, una volta terminato il conflitto. Tale contingente si comporrebbe di soldati provenienti da diversi Paesi europei, anche se Tusk ha chiarito in un secondo momento che Varsavia non invierà truppe quando finiranno le ostilità. La discussione appare prematura. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dichiarato che “è ancora presto per parlare di contingente di pace” mentre l’alto rappresentante Ue Kaja Kallas ha spiegato che “prima serve la pace per mandare i peacekeeper” europei in Ucraina.
Nel frattempo, il Consiglio Ue ha approvato il 15esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. Si tratta di una serie di misure che puntano a indebolire il complesso militare-industriale russo anche tramite l’individuazione della flotta ombra del presidente Vladimir Putin. Sono stati colpiti 84 attori, di cui 54 persone e 30 entità, tra cui due alti funzionari della Corea del Nord. Sono state prese di mira anche 52 navi provenienti da Paesi terzi che aiutano Mosca a eludere le sanzioni sul tema dell’export di petrolio, oltre a compagnie di navigazione che si occupano del trasporto di prodotti petroliferi. Per la prima volta, inoltre, Bruxelles ha deciso di applicare una serie di sanzioni (come il divieto di viaggio e il congelamento dei beni) nei confronti di alcuni soggetti cinesi che forniscono componenti per i droni, utilizzati poi dalle truppe russe.