L’uccisione sul suolo russo del generale Igor Kirillov dimostra l’inefficacia di Mosca di proteggere adeguatamente chi conduce la guerra di aggressione in Ucraina e la capacità di Kiev di colpire il nemico a casa sua. Un fatto che ha scatenato le ire del Cremlino. Kirillov era responsabile delle forze russe di difesa radiologica, chimica e biologica, ed è morto a seguito dell’esplosione di un ordigno fuori da un edificio residenziale di Mosca. Un’operazione pensata e realizzata dal servizio di sicurezza ucraino, lo SBU.
Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, ha tuonato contro l’Occidente: “Tutti i funzionari dei paesi NATO che hanno deciso di fornire aiuti militari all’Ucraina sono coinvolti in una guerra ibrida o convenzionale contro la Russia”, ha spiegato su Telegram, aggiungendo che “tutte queste persone possono e devono essere considerate un obiettivo militare legittimo per lo stato russo”. L’FSB, il servizio federale per la sicurezza russo, ha arrestato il presunto attentatore: si tratterebbe di un cittadino uzbeko reclutato dai servizi speciali di Kiev i quali gli avrebbero promesso 100.000 dollari e il trasferimento in Unione Europea.
Nel frattempo, sarebbero “centinaia” i soldati nordcoreani uccisi o feriti negli scontri con le truppe ucraine nella regione russa del Kursk. Lo riferisce un alto militare statunitense, ripreso da alcune agenzie internazionali. Secondo il comandante delle forze armate ucraine, il generale Oleksandr Syrsky, “per tre giorni il nemico ha condotto intense operazioni offensive nella regione di Kursk, utilizzando attivamente unità dell’esercito nordcoreano” e subendo “gravi perdite”.