No, Volodymyr Zelensky non sta rinunciando alla Crimea e al Donbass. Il presidente ucraino è semplicemente più realista di quanto alcuni suoi detrattori che spingono per una pace veloce vogliano ammettere. Zelensky ha partecipato a un vertice ristretto della Nato a Bruxelles e, parlando con il quotidiano francese Le Parisien, ha ammesso che Kiev non ha “la forza per riconquistarli”, riferendosi ai territori occupati al momento dalla Russia. Ciò non costituisce una sottomissione allo status quo attuale: il primo cittadino ucraino ha spiegato che “non possiamo rinunciare ai nostri territori, la Costituzione ucraina lo proibisce”.
Cosa fare, quindi? “Possiamo solo contare sulla pressione diplomatica della comunità internazionale per costringere Putin alle trattative” ha spiegato Zelensky, che è tornato a incalzare gli europei. “Perché l’occidente che ci sostiene” tratta Putin “con riguardo? Perché non ci ha dato armi potenti fin dall’inizio?”: secondo il presidente ucraino, l’immobilità e la lentezza europea nel sostenere la resistenza ucraina è dovuta al fatto che tutti sono “terrorizzati dalla Russia di Putin”, il quale quindi gode di “impunità”.
Zelensky ha invocato la necessità di “un piano d’azione”, cioè un piano di pace, avvertendo però che nessun leader mondiale ha “il diritto di negoziare con Putin senza l’Ucraina”, dal momento che Kiev non ha “delegato questo mandato a nessuno. Siamo noi le vittime”. Il vertice di Bruxelles è durato tre ore e, tra gli altri, vi hanno partecipato il presidente del Consiglio Ue, Antonio Costa, Ursula von der Leyen, Giorgia Meloni, Olaf Scholz e ovviamente il Segretario generale della Nato, Mark Rutte. Al termine del confronto, Zelensky ha parlato con la stampa ucraina spiegando che Kiev sta discutendo con alcuni leader europei di un potenziale dispiegamento di una forza di peacekeeping europea nel Paese.