Mentre il mercato del lavoro festeggia numeri record, per i giovani l’ingresso nel mondo del lavoro resta problematico. A novembre 2024, il tasso di disoccupazione in Italia è sceso al 5,7%, registrando un nuovo minimo storico dall’inizio delle rilevazioni Istat nel 2004. Rispetto al mese precedente, la diminuzione è stata di 0,1 punti percentuali, mentre, su base annua, il dato conferma una tendenza positiva con una riduzione di 1,2 punti percentuali. Nonostante il quadro generale incoraggiante, la disoccupazione giovanile ha però registrato un aumento dell’1,4%, attestandosi al 19,2%. Secondo l’Istat, il numero complessivo degli occupati è calato lievemente rispetto al mese precedente (-0,1%, pari a circa 13mila unità), mantenendosi però al di sopra dei livelli registrati nel novembre 2023 (+1,4%, pari a +328mila unità). Il tasso di occupazione è rimasto stabile al 62,4%.
Il leggero calo degli occupati a novembre è stato attribuito principalmente alla diminuzione dei lavoratori con contratti a termine (-1,4%, pari a -39mila unità), mentre si è registrato un aumento dei dipendenti permanenti (+0,2%, pari a +28mila) e una sostanziale stabilità tra i lavoratori autonomi. Le dinamiche occupazionali mostrano inoltre un calo tra i 15-34enni, compensato da una crescita tra chi ha più di 35 anni. Sul fronte delle differenze di genere, l’occupazione maschile è diminuita di 0,2 punti percentuali, mentre quella femminile è aumentata di 0,1 punti. L’Istat evidenzia, inoltre, che il numero di persone in cerca di lavoro è sceso del 23,9% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente (-459mila unità), con un calo particolarmente significativo tra le donne e nella fascia d’età 25-49 anni. Tuttavia, tra gli under35 e gli uomini si è registrato un lieve aumento. Parallelamente, il tasso di inattività ha segnato un leggero aumento al 33,7%, con una crescita di +0,2% rispetto al mese precedente.
A livello europeo, secondo i dati diffusi da Eurostat, la disoccupazione nell’area dell’euro è rimasta stabile al 6,3%. L’Italia si è posizionata al di sotto della media dell’Eurozona e dell’Unione Europea (5,9%), mantenendo un tasso più basso rispetto a Paesi come Spagna (11,2%) e Grecia (9,6%), ma superiore a quello di Repubblica Ceca (2,8%) e Germania (3,4%).