Dopo mesi di stallo, Israele e Hamas sono vicino a un accordo per il cessate il fuoco a Gaza. Anzi, secondo quanto riferito da due funzionari coinvolti nei colloqui all’Associated Press, Hamas avrebbe accettato una bozza dell’accordo. Ormai il silenzio delle armi sembra imminente: ieri il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed al-Ansari, ha affermato che i negoziati sono “al punto più vicino di sempre” per quanto riguarda la conclusione di un accordo. Al momento della scrittura di questo articolo non c’è nulla di ufficiale o definitivo e quando si parla di accordi in Medio Oriente, la prudenza è d’obbligo. Ciononostante, a inizio settimana il presidente americano uscente, Joe Biden, ha affermato che il cessate il fuoco “sta finalmente per concretizzarsi”.
Secondo quanto riferito da un funzionario palestinese alla BBC, l’intesa prevede una certa gradualità: all’inizio è previsto il rilascio di tre ostaggi da parte di Hamas, successivamente le forze armate israeliane cominceranno a ritirarsi da alcune zone abitate della Striscia e parallelamente dovrebbero arrivare centinaia di camion di aiuti militari.
Un secondo step prevede il rilascio di altri quattro ostaggi dopo sette giorni, mentre Israele permetterà ai palestinesi di fare ritorno nella zona nord della Striscia di Gaza. Al contempo, i soldati israeliani manterranno il controllo del corridoio Filadelfia, nella zona al confine con l’Egitto, oltre a una fascia di circa 800 metri a nord e a est dentro la Striscia, perlomeno nella fase iniziale, che dovrebbe durare 42 giorni. Ma sui dettagli c’è ancora molta incertezza e i vari step potrebbero variare.
Nel complesso, Hamas dovrebbe liberare 33 ostaggi israeliani (su 98 stimati ancora nella Striscia) a fronte del rilascio di circa 1.000 prigionieri palestinesi da parte di Tel Aviv. Dopo due settimane dall’inizio del cessate il fuoco, le parti dovrebbero avviare i negoziati per le successive fasi dell’accordo in cui dovrebbe emergere con maggiore chiarezza il futuro di Gaza.