Secondo l’ultimo rapporto di Istat su imprese e tecnologia, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale (IA) nelle aziende italiane ha registrato un aumento significativo nel 2024. Ma di cosa si tratta esattamente? L’IA comprende un insieme di tecnologie capaci di analizzare dati, automatizzare processi e prendere decisioni intelligenti. A livello nazionale, la quota di imprese con almeno 10 dipendenti che utilizza queste tecnologie è salita dall’8,2% nel 2023 al 13,5% nel 2024, un dato che però evidenzia come l’Italia sia ancora distante dalla media europea. L’aumento più significativo riguarda la IA generativa (una branca dell’IA in grado di creare contenuti nuovi, come testi, immagini, audio o video, basandosi su dati già esistenti) che ha visto un incremento del 163,5% rispetto all’anno precedente, mentre la crescita più contenuta si registra nelle applicazioni per la movimentazione delle macchine, ferme a un +3,7%.
Il fenomeno è trainato principalmente dalle imprese di medie e grandi dimensioni. Tra quelle con 50-99 dipendenti, l’adozione dell’IA è passata dal 5,6% al 14%, mentre le grandi imprese, con oltre 250 addetti, hanno raggiunto una quota del 32,5%, rispetto al 24,1% del 2023. Settori come informatica, telecomunicazioni e produzioni audiovisive guidano questa rivoluzione tecnologica: il 36,7% delle aziende informatiche e il 28,3% di quelle attive in cinema, tv e video ora sfruttano almeno una tecnologia IA. Anche geograficamente, la crescita è disomogenea: il 63% delle imprese innovative è localizzato nel Nord Italia, con una particolare concentrazione in Lombardia (25%), seguita da Veneto, Lazio ed Emilia-Romagna.
Nonostante questi progressi, l’Italia rimane indietro rispetto ai principali partner europei. Gli analisti di Istat sottolineano che l’espansione della tecnologia è legata anche alla disponibilità di competenze specializzate, infrastrutture adeguate e politiche di incentivazione. Tuttavia, è chiaro che l’intelligenza artificiale sta diventando una leva cruciale per la competitività aziendale, in grado di trasformare interi settori economici e colmare, almeno parzialmente, il divario tecnologico con il resto d’Europa.