Nel 2024, l’artigianato piemontese ha affrontato un anno difficile. Sono nate 7.575 nuove imprese, un numero inferiore di 388 rispetto al 2023. D’altra parte, 8.153 imprese hanno chiuso, con un aumento di 171 cessazioni rispetto all’anno precedente. Questo ha portato a un saldo negativo di 578 imprese, con un totale di 113.835 imprese artigiane registrate alla fine dell’anno. Il tasso di natalità delle imprese artigiane è stato del 6,6%, mentre quello di mortalità del 7,1%, con una perdita complessiva dello -0,5%. Questo risultato è decisamente peggiore rispetto alla performance dell’economia piemontese nel suo complesso, che ha visto un calo dello -0,1%, e anche rispetto all’andamento del settore artigiano a livello nazionale, che ha registrato una flessione simile.
La situazione non è uguale per tutti i settori. In particolare, l’edilizia e l’industria sono stati i più colpiti, con una netta diminuzione delle imprese attive. Al contrario, l’agricoltura e le società di capitale hanno visto una piccola crescita. Nonostante le difficoltà, l’artigianato rimane comunque un elemento fondamentale dell’economia piemontese, giocando un ruolo chiave nell’occupazione e nell’innovazione. Non possiamo ignorare che, anche se in calo, è un settore troppo importante per essere lasciato indietro.
Gian Paolo Coscia, presidente di Unioncamere Piemonte, spiega che diversi fattori hanno contribuito a questa riduzione. Innanzitutto, l’accesso al credito per le piccole imprese è diventato più difficile, limitando la loro capacità di investire e crescere. Inoltre, la burocrazia complessa è un ostacolo per chi vuole avviare o mantenere un’impresa. A tutto ciò si aggiunge la carenza di competenze specializzate nel settore, che potrebbe rallentare l’innovazione e mettere a rischio la competitività. Tuttavia, Coscia sottolinea che l’artigianato è essenziale per l’economia e che è necessario supportare le imprese con politiche mirate e investire a lungo termine per rilanciare il settore e fermare questa flessione.