Mosca vuole “la pace in Ucraina, non una tregua”: lo ha affermato Vassily Nebenzia, ambasciatore russo alle Nazioni Unite, nel corso di un’intervista con l’agenzia statale Ria Novosti. La Russia non vuole un congelamento del conflitto e rimane ancorata alle sue posizioni: “La pace è possibile solo se vengono soddisfatte le nostre condizioni ben note e ripetutamente espresse”, ha spiegato Nebenzia. Condizioni che comprendono un governo ucraino favorevole a Mosca, l’impossibilità per Kiev di entrare nella Nato e il controllo di quattro regioni ucraine, nonostante parte di questi territori non siano sotto occupazione dell’esercito russo.
Le parole dell’ambasciatore russo arrivano dopo che Donald Trump ha annunciato di aver sentito il presidente russo Vladimir Putin. Il Cremlino non ha confermato né smentito tale telefonata: quello di Trump è il primo contatto di un presidente americano con l’omologo russo da quando è cominciata la guerra d’aggressione russa contro l’Ucraina, ma Kiev e Bruxelles non sono contenti. Il timore di Zelensky e degli europei è una riproposizione della conferenza di Yalta del 1945, quando Stati Uniti, Gran Bretagna e URSS si spartirono l’Europa in sfere di influenza. Nella nuova versione, Putin e Trump finirebbero per trattare bilateralmente il destino dell’Ucraina (e quindi di una parte di Europa) secondo i loro interessi.
Un funzionario europeo ha chiarito all’Ansa che “l’Europa non può essere tagliata fuori dai negoziati”, sottolineando che “qualsiasi accordo funziona solo con l’Europa”. Il consigliere speciale di Zelensky, Mikhailo Podolyak, ha spiegato che sul tavolo non c’è ancora alcun piano di pace, ma solamente una proposta statunitense per preparare una road map. Come riporta Repubblica, Podolyak ha messo in chiaro che Kiev non accetterà “ultimatum dalla Russia”, aggiungendo che “se le condizioni saranno le solite, l’Ucraina continuerà a combattere come fa da tre anni”.