Cinque miliardi di euro si spostano ogni anno dal Sud al Nord Italia a causa della migrazione sanitaria, un fenomeno che favorisce le regioni settentrionali a discapito di quelle meridionali sia in termini di pazienti che di risorse economiche. I dati della Fondazione Gimbe, elaborati sulla base dell’ultimo Riparto Fsn, confermano questa tendenza.
Se si escludono alcuni centri di eccellenza nel Sud, capaci di attrarre ancora un numero significativo di pazienti, il flusso è quasi esclusivamente a senso unico. Le regioni più attrattive sono Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, che insieme raccolgono il 94% della mobilità sanitaria attiva. Dall’altro lato, le regioni che perdono il maggior numero di pazienti e risorse sono Abruzzo, Calabria, Campania, Sicilia, Lazio e Puglia, responsabili dell’80% della mobilità passiva.
Nel 2022, la migrazione sanitaria ha comportato un costo di 5,04 miliardi di euro, con un aumento del 18,6% rispetto ai 4,25 miliardi del 2021. Secondo il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, questi numeri dimostrano come la mobilità sanitaria non sia più una scelta libera del cittadino, ma una necessità dettata dalle profonde disuguaglianze nell’offerta dei servizi sanitari tra le regioni. Sempre più persone sono costrette a spostarsi per ricevere cure adeguate, con conseguenze economiche, psicologiche e sociali spesso insostenibili.
L’analisi della Fondazione Gimbe mostra che la maggior parte della mobilità attiva si concentra in Lombardia (22,8%), Emilia-Romagna (17,1%) e Veneto (10,7%), seguite da Lazio (8,6%), Piemonte (6,1%) e Toscana (6,0%). Al contrario, le regioni con il maggior numero di pazienti in uscita sono Lazio (11,8%), Campania (9,6%) e Abruzzo (8,9%), che da sole rappresentano quasi un terzo della mobilità passiva, seguite da Puglia, Calabria e Sicilia.
La Lombardia registra il miglior saldo positivo con 623,6 milioni di euro, seguita dall’Emilia-Romagna con 525,4 milioni e dal Veneto con 198,2 milioni. Sul fronte opposto, le regioni con il peggior saldo negativo sono Abruzzo (-104,1 milioni), Lazio (-193,4 milioni), Puglia (-230,2 milioni), Sicilia (-241,8 milioni), Calabria (-304,8 milioni) e Campania (-308,4 milioni).
Secondo Cartabellotta, la migrazione sanitaria evidenzia profonde disuguaglianze nel diritto alla salute, generando un divario significativo tra Nord e Sud. Questa situazione, definita una “frattura strutturale del Servizio sanitario nazionale”, mostra come tutte le regioni con un saldo positivo superiore ai 100 milioni di euro si trovino al Nord, mentre quelle con un saldo negativo superiore ai 100 milioni siano concentrate nel Mezzogiorno, con l’unica eccezione del Lazio.
L’analisi della Fondazione rileva inoltre una stretta correlazione tra gli adempimenti Lea (Livelli essenziali di assistenza) e i saldi di mobilità sanitaria. Le prime cinque regioni per punteggio totale Lea rientrano anche tra le prime sei per saldo positivo di mobilità, mentre quasi tutte le regioni con un punteggio Lea inferiore alla media nazionale registrano saldi negativi, confermando il legame tra qualità dell’assistenza sanitaria e capacità di trattenere i pazienti sul territorio.
Gloria Giovanditti