Vladimir Putin ha fallito nel raggiungere l’obiettivo iniziale della sua guerra di aggressione, cioè occupare tutta l’Ucraina. Eppure, l’autocrate del Cremlino rischia di ottenere un successo ancora più grande: la fine delle relazioni transatlantiche così come le abbiamo conosciute negli ultimi 80 anni. Donald Trump, infatti, non solo sta escludendo europei e ucraini dai negoziati per la pace, condotti in esclusiva con Mosca, ma sta esplicitamente avallando le ragioni dell’aggressore russo.
In una conferenza stampa a Mar-a-Lago, il presidente americano ha dichiarato quanto segue: “Penso di avere il potere di porre fine a questa guerra, e penso che stia andando bene. Ma oggi ho sentito, ‘Oh beh, non siamo stati invitati.’ Bene, siete stati lì per tre anni. Avreste dovuto finirla dopo tre anni. Non avreste mai dovuto iniziarla. Avreste potuto fare un accordo”. Esattamente la linea della propaganda russa: è l’Ucraina di Zelensky ad aver cominciato tutto.
Trump ha rincarato la dose, sposando anche la linea del Cremlino che richiede nuove elezioni in Ucraina e considera Zelensky “illegittimo”. “Non abbiamo avuto elezioni per la legge marziale al momento e, mi dispiace dirlo, il leader è al 4% di approvazione”, ha detto il presidente statunitense, riferendosi a Zelensky e aggiungendo che “abbiamo una leadership che ha permesso che questo accadesse”.
Se per Macron la Russia “rappresenta una minaccia esistenziale per gli europei”, per Trump Mosca “vuole fare qualcosa, vuole stoppare le barbarie e quello che sta accadendo lì”. Trump ha detto che non vuole ritirare le truppe Usa dal territorio europeo, ma l’Ue non può più sperare nella benevolenza di Washington su un tema critico per la sua sopravvivenza, come quello della sicurezza. Dopo 80 anni, forse, è ora di cavarsela da soli.