Dopo tre anni di guerra, l’Unione Europea rimane inchiodata al suo modus operandi nell’aiutare l’Ucraina. Ieri diversi leader europei si sono trovati a Kiev per il terzo anniversario della guerra d’aggressione scatenata dalla Russia di Putin contro gli ucraini. In quell’occasione la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha annunciato l’arrivo di altri 3,5 miliardi di dollari di aiuti già a marzo oltre a un vertice Ue per discutere dell’aumento della produzione di armi il prossimo 6 marzo.
Von der Leyen ha ricordato che finora l’Unione Europea è quella che più si è impegnata sul fronte delle risorse economiche, fornendo 134 miliardi di euro di aiuti all’Ucraina in tre anni. Sempre ieri, il Consiglio Ue ha adottato il 16esimo pacchetto di sanzioni economiche e individuali contro la Russia. Vengono presi di mira sia elenchi di individui che la “flotta ombra” con cui Mosca aggira le sanzioni, ma anche banche, trasporti, energia e il commercio di prodotti e tecnologie utili allo sforzo bellico russo. Tutte misure che finora non hanno bloccato o rallentanto in maniera decisiva l’offensiva russa.
Dall’altra parte del fronte, invece, ieri Vladimir Putin ha avuto una conversazione telefonica con Xi Jinping. “La Cina accoglie con favore gli sforzi della Russia e delle altre parti interessate per risolvere la crisi ucraina” ha detto il presidente cinese, secondo quanto riportato dalle agenzie internazionali. Xi ha definitio Russia e Cina “buoni amici che si sostengono a vicenda” e ribadendo che i due Paesi “hanno un forte slancio interno e un valore strategico unico”. Il Cremlino ha spiegato che la conversazione è stata “lunga, cordiale e amichevole”.
Insomma, chi lo avrebbe mai immaginato che dopo tre anni di guerra Kiev si sarebbe ritrovata non solo ad affrontare la Russia sul campo di battaglia, ma anche a parare i colpi di un’America che vuole portare a termine il conflitto a tutti i costi, anche sulla pelle degli ucraini. Nelle ultime settimane, infatti, si è verificata un’escalation dei toni e delle espressioni da parte di Donald Trump che ha attaccato direttamente Zelensky, definendolo un “comico modesto” e un “dittatore”. Il presidente americano è risentito del fatto di non aver chiuso subito un accordo per lo sfruttamento delle terre rare ucraine che, nei suoi piani, dovrebbe portare 500 miliardi nelle case del Tesoro Usa. Trump, inoltre, ha sposato la linea del Cremlino chiedendo elezioni in Ucraina e Zelensky ha risposto che si dimetterà “se questo garantirà l’ingresso dell’Ucraina nella Nato”, sapendo che l’amministrazione Usa ha già scartato dal tavolo delle trattative l’ipotesi di accogliere gli ucraini nell’Alleanza Atlantica.