giovedì, Marzo 6, 2025
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    Crescita ferma allo 0,7%: l’economia italiana rallenta

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    Nel 2024 l’economia italiana registra una crescita dello 0,7%, tre decimali in meno rispetto all’obiettivo fissato dal governo. Tuttavia, i dati sul deficit e sul debito risultano migliori del previsto, con un saldo primario positivo, anche se la pressione fiscale aumenta di oltre un punto percentuale. L’Istat certifica così la situazione dei conti pubblici dell’anno passato, un quadro che il Ministero dell’Economia accoglie con soddisfazione, pur riconoscendo le incertezze che pesano sulla crescita futura.

    Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, sottolinea che la finanza pubblica è in condizioni migliori del previsto e definisce l’avanzo primario una “soddisfazione morale”. Pur riconoscendo il carattere confortante dei dati, avverte che la vera sfida è sostenere la crescita in un contesto complesso che riguarda non solo l’Italia, ma tutta l’Europa. Giorgetti aveva già espresso preoccupazione nei giorni scorsi, parlando di una recessione all’orizzonte e di un futuro economico incerto, in cui la crescita appare come un grande punto interrogativo.

    Nel Piano strutturale di bilancio, il governo aveva fissato un obiettivo di crescita dell’1,2% per il 2024 e dell’1,1% per il 2025. Tuttavia, lo scenario è cambiato e lo stesso Giorgetti ammette la necessità di rivedere le stime per i prossimi anni, un aggiornamento che, sottolinea, viene fatto regolarmente e che ora diventa ancora più necessario. L’Ufficio parlamentare di bilancio ha ridimensionato le previsioni, stimando una crescita dello 0,8% per quest’anno e dello 0,9% per il prossimo. Per il 2024, l’Istat registra una crescita leggermente superiore rispetto alla stima iniziale di gennaio (+0,5%), ma comunque inferiore rispetto all’1% indicato dal governo nel Piano di bilancio.

    Dal lato della domanda, sia quella interna che quella estera mostrano segnali positivi. Sul fronte dell’offerta, il valore aggiunto cresce in agricoltura (+2,0%), nei servizi (+0,6%) e, in misura più contenuta, nell’industria (+0,2%). Aumentano anche le unità di lavoro, i redditi da lavoro dipendente e le retribuzioni lorde. Le entrate fiscali e contributive segnano un incremento del 5,7%, mentre crollano del 72,4% quelle in conto capitale, principalmente a causa della riduzione dei contributi a fondo perduto dell’Unione Europea legati al PNRR, rallentati dal freno sugli investimenti.

    Per quanto riguarda i conti pubblici, il deficit scende al 3,4%, migliorando rispetto al 7,2% del 2023 e superando la stima governativa del 3,8%. Il debito si attesta al 135,3% del Pil, rimanendo sotto la soglia dei 3.000 miliardi (2.965,7 miliardi di euro), con un incremento inferiore alle previsioni dell’esecutivo. Il saldo primario torna positivo, attestandosi allo 0,4% del Pil, dopo il -3,6% registrato nel 2023. Tuttavia, la pressione fiscale aumenta dal 41,4% al 42,6%, un dato che innesca forti critiche da parte delle opposizioni.

    Francesco Boccia del Partito Democratico sottolinea come i dati evidenzino una crescita ferma e un aumento della tassazione. Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra accusa il governo di diffondere una narrazione ottimistica smentita dai numeri, mentre Matteo Renzi definisce l’esecutivo “un governo di sovranisti che aumenta le tasse e danneggia l’Italia”, auspicando un cambio al più presto. Anche Confesercenti esprime preoccupazione per la pressione fiscale, mentre le associazioni dei consumatori parlano di un paese bloccato e chiedono misure concrete per rilanciare il potere d’acquisto.

    Gloria Giovanditti

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