La crescita dei salari reali registrata nel 2024 non è stata sufficiente a compensare le perdite salariali subite durante il periodo di alta inflazione. Nonostante l’aumento del 2,3% registrato nell’ultimo anno, il potere d’acquisto dei lavoratori italiani resta inferiore rispetto ai livelli pre-crisi.
Secondo il Rapporto mondiale dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo) pubblicato, i salari reali in Italia sono inferiori di 8,7 punti rispetto a quelli del 2008. Questo dato evidenzia una tendenza negativa di lungo periodo, che pone l’Italia tra i paesi con la peggior dinamica salariale all’interno del G20.
Nel dettaglio, i salari reali in Italia hanno subito una flessione del 3,3% nel 2022 e del 3,2% nel 2023. Solo nel 2024 si è assistito a un recupero, con una crescita del 2,3%.
Il divario di genere e la penalizzazione delle donne laureate
Un altro aspetto critico riguarda la disparità di genere nel mercato del lavoro. Il rapporto dell’Ilo evidenzia infatti che in Italia il divario salariale di genere è pari al 9,3%, un valore relativamente contenuto rispetto alla media europea. Tuttavia, la percentuale si riferisce alla retribuzione oraria media e non tiene conto della minore partecipazione femminile al mercato del lavoro e del numero inferiore di ore lavorate dalle donne.
A essere maggiormente penalizzate sono le donne laureate con impieghi qualificati, che nonostante il titolo di studio, restano a significativa dai colleghi uomini quanto a redditi percepiti.
Lavoratori migranti: stipendi inferiori del 26,3%
Un’altra disparità significativa riguarda i lavoratori migranti dipendenti, che percepiscono in media il 26,3% in meno rispetto ai lavoratori italiani. Il divario, secondo lo studio pubblicato, sarebbe il risultato di molteplici fattori, tra cui l’accesso limitato a posizioni qualificate, la maggiore incidenza di impieghi precari e la difficoltà di riconoscimento dei titoli di studio ottenuti all’estero.
Andrea Valsecchi