“L’Italia chiamò”, ma non al riarmo. Roma sta affrontando in maniera singolare la necessità di migliorare le sue capacità militari. La nuova era, d’altra parte, lo impone: per l’amministrazione Trump gli alleati europei sono dei “parassiti”, la Russia porta avanti da tre anni una guerra micidiale in Ucraina, di conseguenza l’Ue è costretta ad accelerare sul fronte della difesa. Ma la via italiana è particolare, fatta di sfumature linguistiche cruciali.
“L’interesse dell’Italia non è quello di perseguire il riarmo, ma il nostro interesse è di costruire la difesa”, ha detto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in audizione alle Commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato. Crosetto è intervenuto in merito alla Deliberazione del Cdm sulla partecipazione dell’Italia a nuove missioni internazionali nel 2025. La differenza è sottile, ma decisiva: l’Europa, e gli italiani in particolare, hanno vissuto 80 anni di pace beneficiando della protezione della Nato, il cui pilastro principale in termini di potenza militare sono sempre state le forze armate statunitensi. Con Trump, questa garanzia non è più scontata e così la Commissione Europea ha lanciato un piano da 800 miliardi chiamato ReArm Europe.
Incalzata dal pacifismo di gran parte delle opposizioni e intimorita dalle ricadute che avrà una maggiore spesa militare sulla sostenibilità dei conti pubblici, il governo Meloni ha adottato una linea estremamente prudente. Crosetto riconosce che dopo la caduta dell’Unione Sovietica, gli investimenti in difesa sono “scesi drasticamente”, mentre ora è richiesta “un’accelerazione”. Nei prossimi anni, dunque, l’Italia deve decidere quale “nuovo modello di difesa” vuole implementare, consapevole che sarà necessario “un aumento di organico” assieme all’incremento degli investimenti. Il nostro interesse è dare a questo Paese uno strumento di difesa efficiente, ed in grado di assolvere i compiti che le leggi e la Costituzione danno alla Difesa di un Paese”, ha chiosato Crosetto. Insomma, sì a più soldati e a più investimenti in armi, no al riarmo, sì alla difesa.