Mentre il ministro degli Esteri cinese Wang Yi assicura che Pechino è pronta a ricoprire un “ruolo costruttivo” per la risoluzione del conflitto in Ucraina, sottolineando però che intende difendere contemporaneamente gli “interessi” della Russia, Xi Jinping ha lanciato una nuova imponente esercitazione militare attorno all’isola di Taiwan. Zhu Fenglian, portavoce dell’Ufficio per gli affari dell’ex isola di Formosa, ha dichiarato che “l’indipendenza di Taiwan significa guerra e promuovere l’indipendenza di Taiwan significa spingere il popolo di Taiwan in una pericolosa situazione di conflitto armato”, secondo quanto riporta l’Ansa. La nuova esercitazione è stata definita dall’esercito cinese come “un severo avvertimento e una deterrenza energica” verso gli indipendentisti taiwanesi, che Pechino considera separatisti in quanto il Partito comunista cinese ritiene Taiwan parte integrante della Cina, pur non avendola mai governata.
Le forze di difesa taiwanesi hanno rilevato 19 navi da guerra cinesi attorno all’isola: Pechino ha introdotto il suo gruppo di portaerei Shandong, al quale ha affiancato altre navi. L’esercitazione si concentra su “pattugliamenti di prontezza al combattimento mare-aria, conquista congiunta di superiorità globale, assalto a obiettivi marittimi e terrestri e blocco di aree chiave e rotte marittime”, secondo quanto riferito dal colonnello cinese Shai Yi.
Il ministero della Difesa di Taipei ha anche fatto sapere di aver inviato i propri aerei e navi, oltre ad aver schierato i sistemi missilistici terrestri di difesa. Periodicamente Pechino si cimenta in queste dimostrazioni di forza che minacciano l’integrità di Taiwan, ma questa volta sembra che la leadership cinese abbia agito in risposta alle osservazioni del presidente di Taiwan, Lai Ching-te, il quale a inizio mese aveva definito la Cina comunista “una forza straniera ostile”.