Senza un piano di rilancio industriale e misure di stimolo alla transizione elettrica, il settore automobilistico italiano rischia di perdere fino al 58% del valore della produzione entro il 2030, per un totale di 7,49 miliardi di dollari. È quanto emerge da uno studio commissionato da Ecco e Transport and Environment (T&E) agli economisti della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e del Centro Ricerche Enrico Fermi di Roma.
Il rapporto analizza i possibili impatti economici e sociali del declino dell’industria automobilistica italiana, indicando come prioritario lo sviluppo di un piano di politiche industriali in linea con gli obiettivi climatici europei. Tra le misure suggerite: incentivi alla produzione di tecnologie strategiche per la filiera elettrica, l’accelerazione dell’elettrificazione delle flotte aziendali e il social leasing per rendere l’auto elettrica accessibile anche alle fasce più deboli.
Andrea Boraschi, direttore di T&E Italia, avverte: “La crisi dell’industria dell’auto in Italia ha radici lontane e, contrariamente a quanto spesso si vuol far credere, parte da molto prima dell’avvento dell’auto elettrica. Resistere alla transizione è una strategia perdente. L’Italia deve garantire un quadro regolatorio e fiscale stabile che favorisca l’elettrificazione”.
Anche Massimiliano Bienati di Ecco sottolinea la necessità di un cambio di passo: “Le conseguenze socioeconomiche dei ritardi nella transizione del settore automotive in Italia sono evidenti già oggi. Il dibattito politico e pubblico dovrebbe uscire dal paradigma della neutralità tecnologica e sviluppare un piano industriale di rilancio fondato sull’innovazione e la ricerca verso l’elettrico”.
Secondo lo studio, senza interventi mirati, l’industria rischia di perdere oltre 66mila posti di lavoro nello scenario più prudente, fino a oltre 94mila nello scenario peggiore, con pesanti ripercussioni sui consumi e sulle finanze pubbliche. Gli esperti raccomandano politiche coordinate che sostengano domanda e produzione di veicoli elettrici, sviluppino l’infrastruttura di ricarica e rafforzino le filiere industriali strategiche, come quella delle batterie.
“L’Italia deve sostenere gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni di CO2 per attrarre investimenti nella mobilità elettrica”, concludono Ecco e T&E, ribadendo che la transizione è non solo necessaria, ma anche un’opportunità da cogliere.
Andrea Valsecchi