È stato approvato definitivamente il ViDA (VAT in the Digital Age), un pacchetto di riforme per il sistema Iva nell’Unione Europea che mira a modernizzare e semplificare la gestione fiscale. Le novità principali riguardano l’introduzione dell’obbligo di fatturazione elettronica a livello Ue, una riduzione degli oneri amministrativi per le imprese e la responsabilità delle piattaforme digitali, come Airbnb e Uber, nel riscuotere e versare direttamente l’Iva sulle transazioni.
L’attuazione del ViDA sarà graduale e si estenderà dal 2025 al 2035, con una fase iniziale più rapida rispetto a quanto inizialmente previsto (nel piano iniziale, l’adozione era fissata al 2027). Le prime modifiche riguarderanno l’introduzione della fatturazione elettronica obbligatoria per tutte le operazioni B2B (business to business) transfrontaliere all’interno dell’Ue. Inoltre, entro il 2030, verrà introdotto il Digital Reporting Requirements (DDR), che obbligherà gli Stati membri a trasmettere dati sulle operazioni transfrontaliere. Per quanto riguarda le transazioni nazionali, invece, la comunicazione elettronica rimarrà facoltativa.
A partire dal 2023, verrà eliminata la clausola che stabiliva che i clienti dovessero accettare preventivamente la ricezione di una fattura elettronica. Questo significa che le aziende dovranno essere pronte a emettere fatture elettroniche, anche senza un esplicito accordo del cliente, e dovranno accettarle se uno Stato membro introduce un sistema nazionale obbligatorio.
Il 14 aprile 2025 è la data in cui il ViDA entrerà ufficialmente in vigore, ma per l’Italia non ci saranno grosse novità, poiché il Paese ha già adottato la fatturazione elettronica obbligatoria. Gli altri Stati membri che ancora non l’applicano dovranno adeguarsi. In sostanza, le imprese dovranno accettare le fatture elettroniche anche se non è stata raggiunta una specifica intesa con i clienti.
Il Commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, ha dichiarato che il ViDA contribuirà significativamente a combattere le frodi fiscali, che rappresentano un costo per l’Ue di circa 61 miliardi di euro. Secondo Gentiloni, l’introduzione di una registrazione unica dell’Iva a livello europeo semplificherà la vita delle piccole e medie imprese, in particolare quelle italiane, che potranno crescere con maggiore facilità all’estero grazie a una gestione fiscale più snella.
L’accordo, raggiunto dopo intense trattative, ha previsto periodi di transizione più lunghi e diverse deroghe, come nel caso delle piattaforme digitali, che dovranno raccogliere e versare l’Iva solo dal 2030. Il passaggio alla fatturazione elettronica su scala europea avverrà nel 2035, molto più tardi rispetto alla proposta iniziale del 2027. Il nuovo sistema prevede che le piattaforme digitali, come quelle che gestiscono prenotazioni per alloggi a breve termine o servizi di trasporto, diventino responsabili della riscossione dell’Iva, anche nel caso in cui i locatari o i piccoli fornitori non la addebitino direttamente.
Un’altra novità importante riguarda la registrazione unica dell’Iva, che permetterà alle imprese di commercio elettronico di evitare di dover effettuare più registrazioni fiscali nei vari Stati membri, riducendo così i costi amministrativi e semplificando la gestione delle operazioni transfrontaliere. Secondo il Vat Gap Report del 2023, nel 2020 i Paesi Ue hanno perso circa 99 miliardi di euro di entrate Iva, e una parte considerevole di queste perdite è legata alle frodi Iva nel commercio intra-Ue. Con il ViDA, si prevede che gli Stati membri possano riscuotere fino a 18 miliardi di euro in più all’anno, di cui 11 miliardi derivanti da misure antifrode. Inoltre, le aziende beneficeranno di una riduzione dei costi amministrativi di circa 4,1 miliardi di euro annui nei prossimi dieci anni.
Gloria Giovanditti